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Arrivabene: “Locatelli gobbo vero! Che rimpianto aver ceduto Soulé e Fagioli. E quella trattativa per Bremer…”

Maurizio Arrivabene torna a parlare dopo l’inchiesta Prisma e ribadisce il suo amore verso la Juve.

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Maurizio Arrivabene, ex dirigente bianconero ed ex team principal Ferrari, in un’intervista rilasciata a Tuttosport, è tornato a parlare della sua Juventus e del suo rapporto stretto con questi colori. Tifoso dichiarato fin da ragazzo, Arrivabene racconta aneddoti di calciomercato, ricorda con orgoglio gli acquisti fatti durante la sua gestione e confessa i rimpianti per i giovani talenti della Next Gen lasciati andare. Dal legame personale con Vlahovic e Bonucci fino all’ammirazione per Locatelli e Bremer, emerge l’immagine di un dirigente che, pur lontano dal campo, resta profondamente legato ai colori bianconeri.

Le parole di Arrivabene a Tuttosport:

È sempre tifoso della Juventus? 

«Certo, mica si può cambiare casacca. Il calcio non è il mio unico amore, ne ho avuti tanti: i motori, il tennis, lo sci e anche il calcio. Da ragazzo andavo a giocare a pallone con la maglia della Juve. A Brescia! Capisce? A Brescia con la maglia della Juve. E non l’ho più tolta da allora».

Ha continuato a seguirla dopo la vicenda giudiziaria?

«Per qualche mese no, poi sì. Resto in contatto con molti giocatori, con Vlahovic, per esempio, ci mandiamo sempre dei messaggi. È un bravo ragazzo».

Mai pentito di averlo preso, quando era dirigente?

«Pentito di averlo preso? Mai. L’abbiamo preso in un momento in cui aveva segnato una valanga di gol. Non può essere scarso, non è scarso. Davvero! E i gol li ha sempre fatti. Forse ha pagato il fatto che la Fiorentina giocava per lui e la Juventus non ha mai potuto giocare per lui. Forse adesso se n’è accorto e ha cambiato un po’, mi sembra che giochi più sereno, più leggero. E sta andando bene. Quando ha fatto quel cross, contro il Borussia, quello per il gol di Kelly, sembrava dicesse: così vanno messe le palle in mezzo!».

Cosa vi scrivete?

«Niente di particolare, lo carico: gli dico quello che dicevo ai piloti della Ferrari. Piedi per terra e andare avanti».

È l’unico che sente?

«No, mi scrivo con Bonucci e con altri giocatori. Sono orgoglioso nel vedere che molti di quelli che abbiamo preso quell’anno siano ancora in squadra e facciano bene. Bremer, per esempio. È uno di pochissime parole, un po’ chiuso, ma fortissimo. E Locatelli! Ah, Locatelli… un gobbo vero. Uno juventino come ne ho conosciuti pochi, quando lo trattavamo con il Sassuolo lui non voleva sapere di nessuna altra squadra, voleva giocare con la Juve e basta».

Rimpianti?

«Vedere con un’altra maglia molti dei nostri gioiellini della Next Gen. Soulé, per esempio, che sta facendo benissimo a Roma, che peccato non averlo tenuto. E anche Fagioli. C’erano tanti talenti, tra l’altro in un momento in cui i talenti sono pochi. Mi rimane il ricordo di un discorso di Rui Costa, dirigente del Benfica, al pranzo Uefa prima della partita di Lisbona. Diceva che i bambini vanno lasciati liberi di giocare, nei prati, nei parchi, senza allenatori, senza vincoli tattici. Solo così nascono e si coltivano i talenti. Invece, da noi ci sono allenatori fin dalle elementari».

Ricordi di calciomercato?

«La trattativa Bremer con Cairo. Mai incontrato uno così serio. Contratti stilati in modo professionale, nessun pizzino o foglietto. E lui, che ha trattato personalmente, si è letto tutto il contratto, clausola per clausola, naturalmente con piena coscienza di quello che leggeva. Ho un ricordo piacevole di quell’affare, al di là del calciatore che poi si è rivelato un campione».

Le piace Tudor?

«Sì, mi piace. Ma non fatemi parlare di tattica. Io sono un tifoso, io voglio che gli attaccanti la buttino dentro e i difensori salvino i gol. Del resto lascia parlare gli altri, ce ne sono tanti più intelligenti di me».

Che effetto le farà vedere Allegri che torna allo Stadium alla guida del Milan?

«Nessun effetto particolare. Non siamo più nel calcio in cui queste cose non accadevano, no? Voglio dire: si cambia maglia, si va e si torna. È un mondo di professionisti».

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