PRIMA SQUADRA
Pedullà: “Non capisco la giustizia sportiva. I procuratori dovrebbero chiarire la disparità…”

In queste ore il calcio italiano è nuovamente attraversato da tensioni, dopo che Inter e Milan hanno raggiunto un accordo di patteggiamento con la Procura FIGC. Al centro dell’indagine, i legami tra i due club e i rispettivi gruppi ultras, all’interno dei quali figurerebbero anche esponenti della criminalità organizzata. Un’inchiesta delicata che ha sollevato numerosi interrogativi, soprattutto alla luce del precedente che coinvolse la Juventus nel 2017.
Allora, l’ex presidente bianconero Andrea Agnelli venne squalificato per 12 mesi – poi ridotti a tre – per fatti analoghi. Oggi, invece, le sanzioni nei confronti di Simone Inzaghi e Hakan Calhanoglu, rispettivamente allenatore e centrocampista dell’Inter, si limitano a una sola giornata di squalifica. Una discrepanza che non è passata inosservata e che ha infiammato il dibattito pubblico.
Tra le voci più critiche, quella del giornalista Alfredo Pedullà, che sul suo canale YouTube ha messo in dubbio la coerenza del sistema disciplinare sportivo italiano:
“Quella sentenza sulla Juve era una sentenza che comunque aveva visto Agnelli colpevole. Aveva preso una squalifica, poi ridotta a tre mesi, ma aveva preso una squalifica”, ha ricordato Pedullà.
Il giornalista ha espresso forti perplessità sul trattamento riservato oggi a Inter e Milan, parlando di una giustizia sportiva confusa e in balia di sé stessa:
“Faccio fatica a comprendere come funzioni la giustizia sportiva, nel momento in cui alla vigilia di una partita dai una giornata di squalifica. Non entro nei dettagli di Inzaghi o Calhanoglu, non sono dentro la vicenda, ma questa disparità e questa sperequazione sono figlie assolutamente di un sistema allo sbando, saltato, del calcio italiano”.
Pedullà ha infine lanciato un appello alla trasparenza, chiedendo che non solo gli arbitri, ma anche i procuratori federali siano chiamati a spiegare pubblicamente le ragioni dietro decisioni così differenti in casi simili:
“Non soltanto gli arbitri dovrebbero spiegare come mai certe cose accadono in determinate situazioni, ma anche i procuratori federali dovrebbero chiarire la disparità tra un’indagine aperta e un trattamento che si conclude con una semplice giornata di squalifica”.
Il caso è destinato a far discutere ancora a lungo. Non tanto per i provvedimenti in sé, quanto per le ombre che continuano ad allungarsi sulla credibilità delle istituzioni calcistiche italiane.
