PRIMA SQUADRA
Juventus, Agnelli: “Io via dalla Juve? Chi lo dice mi porta bene”
Andrea Agnelli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di La Repubblica. Di seguito riportate le sue parole.
Sul progetto a rischio: “Fra i nostri club c’è un patto di sangue, andiamo avanti“.
Sul dibattito ‘Super league solo per ricchi‘: “No. Vogliamo creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio“.
Sui campionati nazionali: “Nessuna minaccia, c’è piena volontà di continuare a partecipare a campionato e coppe nazionali“.
Sul bonus di partecipazione: “Il bonus di 350 milioni l’anno è falso. Noi rimaniamo nelle competizioni domestiche, andremo a giocare in ogni stadio d’Italia, di Spagna e d’Inghilterra. Il nostro lavoro resterà intrinsecamente legato alle competizioni domestiche“.
Sui settori giovanili: “L’alimentazione dei settori giovanili viene mantenuta. Ogni settimana daremo ai tifosi le partite dei campionati nazionali e di una nuova competizione, capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio“.
Sulla possibilità di restare isolati: “Temo molto di più una situazione di monopolio di fatto con il tentativo d’impedire a società e giocatori di esercitare le proprie libertà sancite dal Trattato dell’Ue. Bisogna uscire da questa situazione di monopolio dove i nostri regolatori sono i nostri principali rivali. È un esercizio delle libertà“.
Sulla mossa per rompere l’assedio di UEFA e FIFA: “Abbiamo fiducia nella bontà della nostra iniziativa che crediamo avrà successo nel breve periodo. L’iniziativa intrapresa, come previsto dal Trattato Ue, porterà a veder riconoscere un nostro diritto. Per questo teniamo il dialogo aperto con istituzioni, Fifa e Uefa”.
Sulla competizione: “E’ una competizione aperta perché ci sono 5 posti disponibili e perché la Superleague affronta il maggior problema dell’industria del calcio che è la carenza di stabilità. Le riforme delle competizioni, nazionali e internazionali, sono temi costanti dell’elezione dei presidenti delle istituzioni del calcio. È il momento di agire“.
Sulla permanenza in Serie A: “La tradizione del calcio risiede nei campionati domestici. Per noi i tifosi sono importanti e devono avere la possibilità, ogni domenica, di venire allo stadio“.
Sull’accordo ‘Super League‘: “La volontà politica è maturata negli ultimi 20-30 anni. Credo che non si sia capito qual è stato l’impatto della pandemia nel mondo del calcio, al punto che nel budget 2021-2022, che è stato presentato nel dicembre 2020, i presupposti che Uefa ha fatto sono da brividi. Cito: ‘Le cifre presentate si basano sulla crisi sanitaria superata senza impatto su competizione ed eventi, il calcio sta continuando normalmente’. La massima istituzione del calcio europeo a dicembre del 2020 diceva questo. Istituzione che, vi ricordo, non ha nessun rischio economico nell’industria che regolamenta e con la quale compete. Questo conflitto d’interessi è importante sottolinearlo“.
Sulla sfida alla UEFA: “Bisogna tener presente che l’Uefa gestisce i nostri diritti, li vende, decide quanti che ce ne redistribuisce e ci regola pure. Senza affrontare alcun rischio economico. Ed inoltre è un nostro rivale. Mi pare un aspetto di grande valore per un’industria da 25 miliardi di euro. Fifa e Uefa fanno grandi ricavi con i nostri giocatori ma non ci hanno aiutato nei momenti di crisi. Devono scegliere: o fanno i regolatori o i promotori commerciali“.
Sul rapporto con Marotta: “Molto bene. Il rapporto con lui è sempre rimasto buono. Abbiamo vissuto assieme otto anni straordinari, l’affetto resta inalterato“.
Sulla chiamata Jp Morgan a De Laurentiis: “Non posso confermarlo. Sarà sempre il cda a decidere“.
Sull’assenza dei club tedeschi e francesi: “Crea delle opportunità. Per questi club o per altri”.
Sull’esclusione dai campionati nazionali: “Non sarà così. Se avvenisse sarebbe un grave abuso. Quanto stanno minacciando è illegale. Se ciò avvenisse non sarebbe solo un monopolio ma una dittatura. Vogliamo rimanere vicini ai nostri tifosi“.
Sul futuro dello sport: “Allora partiamo dai dati: nei quarti di Champions abbiamo tutte le squadre che dovevano essere lì, in Germania il Bayern ha vinto 8 campionati di fila, in Francia c’è un’egemonia, in Spagna un duopolio e in Italia negli ultimi cento anni di storia 80 campionati sono stati vinti da Juventus, Milan e Inter. Dunque l’ambizione delle piccole è legittima ma dall’altra parte abbiamo una statistica lunga un secolo“.
Sul futuro delle piccole squadre: “All’origine vincevano le squadre delle grandi città perché avevano grandi stadi e grandi entrate, poi c’è stato l’avvento dei diritti tv e si sono imposti i Paesi: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Italia. Tutti gli altri sono spariti non perché non meritevoli bensì perché non appartenenti a Paesi con un Pil che garantiva diritti televisivi importanti. Il prossimo passaggio sono i marchi globali: possono garantire entrate per garantire alla piramide del calcio ritorni davvero fiorenti. Per questo nasce la Super League“.
Sullo scontro con UEFA e FIFA: “Ho parlato con Gianni Petrucci, presidente della Federazione italiana pallacanestro. Nel basket hanno trovato una coesistenza. È un precedente e riguarda il secondo sport europeo. Se osserviamo il percorso che ha portato alla nascita dell’Eurolega e dell’Eurocup troviamo un percorso analogo al nostro. Perché il calcio no?“.
Sul futuro in presidenza della Juve: “Chi afferma il contrario mi porta bene“.
Sull’esclusione dei giocatori in nazionale: “Non mi sembra. C’è stato anche un comunicato dell’Unione dei calciatori europei, molto significativo, a riguardo. Gli hanno detto di fare attenzione con simili minacce“.
Sulla lettera a UEFA e FIFA: “In caso contrario ci sarà un confronto su ragioni tecnico-legali“.
Sulla possibile esclusione dalla Serie A di Juve, Milan e Inter: “Se il sistema calcio non dovesse permettere alle singole società di esercitare le libertà previste dal Trattato Ue dovremmo riflettere con attenzione. Per le implicazioni che potrebbero esservi in altri ambiti della società civile“.
Su come risolvere i problemi: “Non lo so. Un dialogo può partire da posizioni molto distanti, come quelle attuali, ma è lo strumento per risolvere i problemi complessi“.