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Cherubini: “Alla Juve avevo due grandi maestri. Rimpianto? Haaland. Uno che ricomprerei? Di Maria”

Federico Cherubini: “Il Parma è perfetto per me. Alla Juve abbiamo cercato di costruire una classe dirigente”

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Rimini – In occasione dell’evento Colpi da Maestro, organizzato a margine dell’apertura ufficiale del calciomercato, l’amministratore delegato del Parma, Federico Cherubini, ha ripercorso il suo percorso da dirigente calcistico, condividendo riflessioni profonde sul sistema italiano, l’importanza della formazione e l’attualità del club ducale.

Un percorso atipico: “Dal Foligno alla Juventus, ora il Parma è casa”

“Il mio è stato un percorso particolare,” ha esordito Cherubini. “Ho iniziato da direttore generale al Foligno, poi sono arrivato alla Juventus come responsabile dei prestiti. Da lì, vice di Paratici e infine direttore sportivo. Ma io sto meglio dietro la scrivania, per questo il Parma è perfetto per me”.

Un’esperienza di dodici anni in bianconero che ha lasciato un segno profondo: “Lavorare con Marotta, Paratici e tutte le persone importanti è stato bello. C’è stata una prima fase in cui c’erano Ribalta e Longoria, tutte persone scelte con Paratici. Così come Claudio Chiellini. Poi sono arrivati Manna, Tognozzi, Ottolini… Il concetto di Next Gen era legato anche al crearsi una classe dirigente in casa. Poi le vicende non lo hanno permesso, ma le scelte erano giuste”.

Fedeltà alle persone, più che ai club

A chi gli ha chiesto quanto conti per un dirigente la continuità all’interno di una società, Cherubini ha risposto: “La differenza la fanno le persone. Al Foligno avevo un presidente che in otto anni ha regalato il poter sognare a una piccola città. Poi sono stato dodici anni con Agnelli. Io mi sono sempre legato alle persone più che al club. Ora spero di farlo con Krause, anche se è difficile perché non è molto presente. Ma abbiamo un grandissimo rapporto”.

Il calcio italiano tra limiti strutturali e necessità di riforme

Sul futuro del sistema calcistico italiano, Cherubini non si nasconde: “Dobbiamo tornare a investire nella formazione. Il talento nel popolo italiano c’è sempre stato e ci sarà ancora. Mai come negli ultimi anni si è investito in centri sportivi, e la percentuale di stranieri in Serie A è in linea con quella europea. Il problema è un altro: in Spagna ci sono 42 seconde squadre, noi stiamo festeggiando la nascita della quarta. Serve intervenire con la consapevolezza che serviranno dieci anni per vedere risultati”.

Giovani, filiere e meno prestiti: la ricetta di Cherubini

“La gestione dei giovani non può limitarsi al vendere i migliori prodotti. Per me conta il valore che crei per il club. In Italia c’è troppo distacco tra prima squadra e settore giovanile. Alla Juve si era creata una filiera, tutti si sentivano parte della stessa famiglia. È bello creare giovani, ma anche tenerli e farli crescere in casa, non sempre mandarli in prestito. A Parma eravamo arrivati a gestire 70 prestiti, e molti di questi giocavano meno del 30% dei minuti disponibili. Ora stiamo cambiando direzione, anche se servirà tempo”.

Cuesta, scommessa giovane: “All’inizio pensavo fosse una follia”

Tra le scelte più discusse di questa estate, l’ingaggio del 29enne tecnico spagnolo Cuesta: “Una scelta che ha fatto discutere, certo. Ma ha la struttura giusta: a 18 anni è andato all’Atletico Madrid a lavorare… sono oltre 10 anni che allena. Com’è nata? Stavamo valutando sia profili esperti che giovani europei. Pettinà mi ha fatto il suo nome. All’inizio gli ho detto ‘sei pazzo’, ma poi abbiamo approfondito. Il presidente ci ha sostenuto e ora spero che le cose possano andare come con Chivu”.

Allenatori e direttori: “Allegri è stato un parafulmine”

Cherubini ha anche parlato del rapporto tra allenatori e dirigenti: “Con Chivu le cose sono andate veloci, non c’è stato neanche tempo per discutere. Auguro a tutti di lavorare con uno come Allegri, che si è sempre fatto carico di tutto perché ha sposato in toto il progetto societario. Ha saputo fare da parafulmine, e non vedo tanti tecnici fare questo per il club”.

Orgogli e rimpianti: “Parolo e Di Maria. Ma Haaland…”

Spazio infine ai ricordi personali: “Quando un colpo è osannato, devi iniziare a preoccuparti… Un giocatore che presi al Foligno è Marco Parolo. Riuscii a strappare la comproprietà, poi dopo il Foligno arrivò in Nazionale. Uno che ricomprerei? Di Maria. Io lo riprenderei sempre, anche se qui è stato massacrato”.

E il rimpianto? “È abbastanza noto. Eravamo vicini ad Haaland quando aveva 16 anni, eravamo andati anche in Norvegia. Peccato, ma è andata”.

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