PRIMA SQUADRA
Vlahovic a GDS: “Sogno gli assist di Di Maria. Bremer? Il difensore più forte in Serie A”
Dusan Vlahovic, che non ha preso parte ai primi due impegni nella tourneè statunitense contro Chivas e Barcellona (clicca qui per il recap), si è raccontato in una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport durante la quale ha parlato del suo approdo alla Juventus fino a commentare i nuovi acquisti di calciomercato.
Di seguito riportata l’intervista integrale:
Sull’arrivo alla Juve – «Non è stata una scelta difficile perché la Juve è una società gloriosa, molto vicina al mio modo di lavorare: combattere, non mollare mai fino alla fine, credere anche quando sembra che tutto sia perduto è la mia filosofia e pure quella del club, sappiamo tutti che cosa rappresenta la Juve in Italia, per me è un piacere e un onore difendere questi colori. Da piccolo in Serbia si seguiva tanto il calcio italiano, negli anni d’oro della Serie A. Si parlava della Juve, perché vinceva sempre e nello sport ci si ricorda solo di chi vince. Questa cosa mi è rimasta dentro. Ero un bambino quando rimasi impressionato dalla Juve di Ibrahimovic, Trezeguet e Cannavaro. Sono cresciuto con l’obiettivo di diventare un vincente e farò di tutto per entrare nella storia della Juve. Sarebbe un grande onore visti i giocatori che ci sono riusciti qui. Per questo ho iniziato a giocare: voglio spingermi oltre i miei limiti».
Sugli obiettivi stagionali – «Ho letto che negli ultimi dieci-dodici anni il capocannoniere non ha mai vinto lo scudetto, però c’è sempre una prima volta, no? Gli obiettivi di squadra vengono prima di quelli personali, è più importante che la Juve vinca, ma se faccio 30 gol e diventiamo campioni d’Italia per me va benissimo così».
Su Pogba – “A Paul piace dare i soprannomi e a me va bene se a lui piace. Io lo conoscevo solo dalla tv, ha avuto un grande impatto sulla squadra, è un campione del mondo che ha già vinto tanto negli anni alla Juve, oltre all’Europa League con il Manchester United. È bello averlo con noi».
Su Di Maria – «Quando ho saputo che sarebbe arrivato ho subito pensato a quanti gol e assist possiamo fare insieme, perché anche io voglio far segnare lui. Angel gioca da tanto tempo ad altissimo livello, è uno degli esterni più forti degli ultimi 20 anni e ha fatto benissimo dovunque è andato. Fino a poco tempo fa questi campioni li vedevo in tv, giocare con loro era il mio obiettivo quando ero bambino. Con Di Maria ci dobbiamo conoscere e capire un po’, ma sono sicuro che per lui non sarà difficile. Ha giocato con grandissimi attaccanti, sono io che devo chiedergli come mi devo muovere per farmi trovare».
Su Bremer – «È un grandissimo piacere averlo alla Juve, è il più forte difensore della A. Dopo una stagione in cui non abbiamo vinto niente il nostro dovere è avere l’obiettivo di vincere tutto».
Sul paragone con Lewandoski e Haaland – «Lewa ha fatto una valanga di gol, non mi piace paragonarmi a nessuno. Io sono solo all’inizio, posso solo lavorare nella speranza di poterli raggiungere. Il mio obiettivo è fare sempre più gol. Haaland? Le differenze tra noi e i vecchi attaccanti ci sono, ma i giudizi li lascio agli altri».
Sulla prima esperienza in bianconero – «Avevo sicuramente bisogno di un po’ tempo per ambientarmi, però potevo fare meglio. Non sono soddisfatto perché abbiamo perso una finale (Coppa Italia, ndr). Ci siamo qualificati per la Champions ma potevo e potevamo fare di più, per questo lavoriamo duro per la prossima stagione. Io sono giovane e posso migliorare in tutto. A 35 anni si può crescere, figuriamoci a 22».
Sugli allenamenti – «Siamo in un’epoca in cui nello sport ogni dettaglio è importante. Io mi prendo molta cura di me, vivo il calcio 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Devo solo pensare a riposare, mangiare bene, lavorare a casa e in palestra anche dopo l’allenamento, fare tutto il possibile per essere sempre al 100%. Solo così si arriva ad altissimi livelli».
Sui suoi hobby – «Sono un ragazzo semplice, dopo l’allenamento mi piace dormire un’oretta a casa, poi guardo le partite e dormo. Tutti i giorni sono uguali. I miei genitori e mia sorella vengono ogni mese, guardano una-due partite poi vanno via. So che mi basta una chiamata e loro arrivano di corsa, anche se non lo faccio mai. Dopo 5 anni sono abituato a stare da solo, non sono uno che mostra le emozioni, ma loro mi conoscono, capiscono quando è il momento e arrivano».
Sulle sfide con Allegri – «Bene, con il mister giochiamo sempre, c’è una bella atmosfera. Lo facevamo anche l’anno scorso. Io lo sfido volentieri perché tanto vinco sempre io».
Sulla gestione della fama – «Non è facile, improvvisamente ti trovi tanta gente intorno che vuole essere tuo amico, però la mia famiglia è unita e mi ha insegnato valori veri. Solo se tieni i piedi per terra e la testa sulle spalle puoi continuare a fare bene. Tanta gente si è persa, per questo io penso solo al campo. Avrò tempo di godermi tutto il resto a fine carriera. Sono un idolo per i serbi? No, io non mi considero come lui, Djokovic è un punto di riferimento per tutti noi. Non lo conosco direttamente ma ci siamo sentiti, mi ha fatto i complimenti quando sono arrivato alla Juve. È un modello da seguire, ha una forza mentale pazzesca. Prima anche io giocavo a tennis, sarebbe bello se venisse a trovarci a Torino per qualche scambio».
Sulla pubalgia – «Non mi piace trovare gli alibi, se sono andato in campo significa che potevo giocare. Avevo un problema che mi portavo dietro da tempo, da prima che arrivassi alla Juve. Alla fine della stagione volevo recuperare al meglio, ho dovuto dire no alla nazionale anche se mi è dispiaciuto molto. Quest’estate mi sono dedicato solo a recuperare, ho fatto un percorso per essere pronto al 100%. Ora mi sento bene e a breve sarò al top».
Sulle partenze di De Ligt e Koulibaly – «Sono andati via grandissimi giocatori, con De Ligt ho avuto la fortuna di allenarmi, Koulibaly l’ho affrontato da avversario. Non so se sarà più facile, ogni partita per me è una montagna russa».