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Tacchinardi: “Mi aspetto ancora dei fuochi d’artificio. Giuntoli lavora come Moggi. Su Chiesa…”

L’ex centrocampista della Juventus Alessio Tacchinardi ha parlato del nuovo corso bianconero

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Tacchinardi

L’ex centrocampista della Juventus Alessio Tacchinardi ha parlato del nuovo corso bianconero ai microfoni di tuttojuve. Le sue parole.

Sul mercato: “Le strategie mi sembrano già piuttosto delineate, anche perché la società sa che cosa fare. Giuntoli è uno che fa poco cinema e fa molti fatti: ha saputo sin da subito chi prendere come allenatore – che è uno dei più bravi della scorsa Serie A -, sta riuscendo a fare mercato con il budget a sua disposizione e la mia sensazione è che ci sarà, purtroppo, qualche scelta molto dolorosa a cui dovremo far fronte. Il direttore, zitto zitto, ha le idee chiare esattamente come Thiago Motta; la Juve dei top club italiani è quella che mi sta incuriosendo di più sotto questo punto di vista. Non deve avere l’apprensione di vincere lo scudetto, ma costruire un nuovo ciclo. Mi aspetto anche per questo ancora dei fuochi d’artificio”.

Su Federico Chiesa: “L’importante è avere le idee chiare sul che cosa fare con Chiesa, perché tatticamente non può giocare seconda punta e largo a destra fa fatica. Le difficoltà mi sembrano piuttosto oggettive, anche perché soffre di grande discontinuità e non riesce a fare delle belle partite per tutto l’anno. Dipendesse da me lo terrei, però al tifoso interessa di più capire quale sarà il nuovo progetto. Io dico sempre che i giocatori passano e la Juve resta, sicuramente potrebbe essere una scelta dolorosa ma con Koopmeiners e Sancho è tutto più digeribile”.

Giuntoli ricorda un po’ Luciano Moggi? “Moggi è un po’ più esuberante dal punto di vista caratteriale, più guascone e divertente su certe cose. Non conosco di persona l’attuale ds della Juve, ma nelle interviste mi sembra più freddo ed è molto tosto. Entrambi parlano poco e preferiscono i fatti, questo penso sia un aspetto in comune tra i due. E Giuntoli, come stile, si associa molto bene alla Juventus”.

Sul nuovo centrocampo bianconero? “Sono curioso di capire come giocherà Motta, se a due o a tre, anche se il suo è un calcio molto fluido e i suoi giocatori occupano molte posizioni in campo. La prima cosa che farei è portare subito a casa Koopmeiners che ha un qualcosa di diverso dagli altri, poi ci sarà da incastrare un centrocampo nuovo e non sarà semplice farlo. Fagioli è un nodo molto delicato per la Juve e ci andrei piano su di lui, perché prima di tutto ci sarà da capire se le sue problematiche sono state superate. Non è che passa tutto con la squalifica, se non dovesse essere tutto ok sarebbe un bel problema. A me piace molto, spero possa trovare la giusta concentrazione per rendere al meglio. Io il centrocampo lo costruirei con Fagioli vertice basso, con Thuram e Koopmeiners come mezze ali. Qualcosa poi verrà ancora fatto, come prendere una decisione su Miretti, Locatelli e Nicolussi Caviglia”.

La 10 a Yildiz sarebbe la scelta giusta? “Aspetterei almeno un altro anno per assegnare una maglia così pesante ad un ragazzo ancora giovane, che a me piace molto per atteggiamento e qualità in campo. Non ho niente contro Kenan, ma una volta bisognava fare 25 gol come Del Piero per diventare un fuoriclasse e poter aspirare ad un numero del genere. I tifosi si entusiasmano e si identificano in quel giocatore, quando Pogba o Dybala presero la 10 è perché erano reduci da anni mostruosi. C’è troppa esaltazione rispetto ai miei tempi, bisogna tornare ad abbassare le orecchie. D’altronde il risultato contro una buona Svizzera non è stato casuale, con la nostra nazionale che era stata dipinta come quella di Pelé, Maradona e Baggio”.

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