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Rummenigge: “L’Europa rifiuta la Superlega. Agnelli? Non aveva il coraggio di svelarsi, ha perso tutto”

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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex calciatore dell’Inter ed attuale membro del consiglio direttivo del Bayern Monaco Kalle Rummenigge si è così espresso sulla Superlega: “La parola dice tutto. C’è “super” dentro: vuole essere superiore a tutto. Ai campionati, alla Champions, al calcio. La Superlega sarebbe la fine dei campionati che conosciamo. Quand’ero all’Inter non c’era partita paragonabile al derby. Lo stesso al Bayern: niente come il Dortmund e ora il Leverkusen. I campionati esistono da una vita, da più vite. Sono le radici del calcio. Blatter mi aveva regalato un albero dicendo: ‘Kalle, guarda, le radici sono i campionati e le Leghe. Nel ramo più basso le coppe europee, dove vai se ti qualifichi. Poi le nazionali che giocano Mondiali ed Europei. Più in alto Uefa, in Europa, e Fifa’. La Uefa sta facendo il meglio per difendere il calcio nell’interesse di tutti. Con un Esecutivo stabile e un presidente coraggioso come Ceferin. La Serie A diventerebbe la Serie B e la Bundesliga la seconda divisione. Tornei poveri. E tutto questo sa perché? Per danneggiare la Premier che incassa di più semplicemente perché è più brava. Soprattutto le spagnole: volevano danneggiarla e si sono inventate questo torneo, l’unico che conterebbe. Addio Juve-Cagliari, addio Bayern-Bielefeld”.

Rummenigge duro poi con Agnelli: “Non sono più riuscito a parlare con Andrea dalla domenica in cui ha staccato il cellulare. Giravano voci, non veniva a Montreux e non rispondeva. Credo non abbia avuto il coraggio di dire cosa stava facendo. Capisco che il coronavirus abbia forzato i club ad accelerare, qualcuno voleva soldi freschi, ma quella presentazione non è stata professionale. Lui non lo capisco e mi spiace umanamente. Era presidente Eca, era nell’Esecutivo Uefa, era presidente di una Juve tra i cinque top club. Ha perso tutto. Anche l’immagine. Andavamo d’accordo, ma, quando gli dicevo che il calcio non è solo economia, non la pensava come me”. 

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