RUBRICHE
Rubrica JN24 – Noi proponiamo, insieme argomentiamo: Allegri 2.0, “E’ molto semplice”
Sono anni che tifosi della Juventus e non giudicano Allegri, in particolare il suo modo di far giocare la squadra. Per molti la questione si riduce al semplicistico modo di dire “la squadra di Allegri non ha un gioco”. Questo articolo nasce dall’idea di voler capire in che modo Allegri vede il calcio e di conseguenza cosa insegna ai propri giocatori. Nel 2019 esce il suo libro “E’ molto semplice”, proprio da esso prenderò alcuni spunti chiave per cercare di spiegarvi quale sia la sua idea di calcio.
Partiamo dai due capisaldi del pensiero di Allegri. Per prima cosa una squadra che vuole vincere deve prendere poche reti, successivamente è molto importante non imbrigliare un giocatore in troppi schemi sullo sviluppo del gioco, un giocatore deve conoscere le varie situazioni che una partita può presentare e di conseguenza deve saperle gestire al meglio. Quindi il secondo grande concetto che Allegri cerca di insegnare è la semplicità. Il suo libro si divide nell’elaborazione e analisi di 32 regole, attraverso le quali lui spiega determinati concetti, anche in base alle esperienze fatte in passato. Proprio la semplicità è una parola chiave che va analizzata se vogliamo capire Allegri fino in fondo. Tante persone (soprattutto tifosi) parlano della stagione passata come un’annata completamente da buttare, troppe occasioni sciupate, troppi punti persi con squadre “piccole”, cominciando a palesare malessere verso decisioni arbitrali, sicuramente discutibili, ma che non possono nascondere gli errori commessi. A mio parere solamente quando smetteremo di cercare in qualcun’altro le colpe alle nostre sconfitte, ma inizieremo invece ad essere autocritici, allora avremo fatto il primo passo per sistemare situazioni che paiono complicate. Qui torniamo ad Allegri e al suo gioco.
Bisogna fare dei passi indietro per analizzare bene la situazione attuale e renderci conto in che “condizione” viveva la squadra ereditata da Max nei due periodi, ovvero la Juve di Conte e la Juve del biennio Sarri-Pirlo. Nel suo primo anno Allegri è stato molto intelligente, ha capito subito che, siccome la Juve di Conte aveva pochi difetti, non doveva fare altro che continuare su quella strada e piano piano in corso d’opera iniziare ad inserire quei concetti di calcio che lo avrebbero portato ad aggiudicarsi ben 11 trofei, ai quali dobbiamo aggiungere le due finali purtroppo perse di Champions League. L’attuale Juve di Max veniva da due annate difficili da assimilare per i giocatori perché non c’è stata una continuità progettuale e si sa, cambiare spesso “maestro” può portare a confusione e così evidentemente è stato. Qui apro una parentesi e dico che, per quanto reputo Massimiliano Allegri la persona giusta per la Juve, la dirigenza abbia commesso un errore ad esonerare Pirlo, perché se ad un progetto non si dà tempo di svilupparsi, allora si sbaglia due volte. Ora il più grande errore che si può fare è cambiare ancora, quindi partendo da questo punto, diciamo che sicuramente Allegri sarà l’allenatore della Juventus per i prossimi anni o almeno per il prossimo. La seconda Juve ereditata da Allegri è quindi piena di dubbi e insicurezze, tanto che arrivano risultati veramente inusuali per una squadra abituata a dominare. La situazione è molto complessa perché la Juve non può permettersi posizioni di classifica come quelle di inizio stagione, ecco che da qui inizia un percorso che porterà la Juve ad un filotto di partite senza sconfitte (dal 27 novembre 2021 sconfitta contro l’Atalanta a Torino per 1-0, fino ad arrivare al 3 aprile 2022 sconfitta contro l’Inter per 0-1). In questa striscia di imbattibilità però non si vede una Juve brillante ma sicuramente pragmatica. Allegri nel suo libro racconta un periodo simile di risultati negativi (stagione 2015/16). Qui lui stesso racconta come in un momento di difficoltà sia difficile e controproducente insegnare concetti troppo complicati. Viene spiegato molto bene nel suo libro che in un momento difficile i giocatori devono assimilare concetti molto semplici. Immagino abbia iniziato a parlare quindi di due banalità come fase di possesso e fase di non possesso, quando la palla è in possesso degli avversari devi difendere, mentre quando hai la palla tu devi sviluppare un gioco offensivo finalizzato a segnare. Vedendo quindi l’andamento di questa stagione possiamo notare come il mister abbia privilegiato molto l’allenare l’aspetto difensivo, quindi più precisamente la fase di non possesso. Come lui ha sempre detto, per vincere bisogna subire poche reti, la difesa dunque deve essere la fondamenta su cui costruire poi tutto il resto. Com’è ovvio che sia non si può pensare di rendere una fase difensiva molto solida dal giorno alla notte ma ci vuole sicuramente del tempo, se non mesi, sicuramente delle settimane e possiamo dire che in questo Allegri e il suo staff hanno fatto un ottimo lavoro. Mentre la squadra migliorava la sua solidità, le critiche per il “non gioco della squadra” continuavano, senza che ci si rendesse minimamente conto del percorso che la Juve stava e sta tutt’ora facendo. Un percorso che non può allo stesso tempo rendere la squadra solida e spettacolare. Tutto segue un suo corso e ci vuole tempo. Sistemata come detto la fase difensiva, sicuramente nei prossimi mesi l’allenamento si potrà concentrare nello specifico sulla fase di possesso e quindi nello sviluppo della fase offensiva. Mancheranno ancora interpreti importanti (Chiesa su tutti che dovrebbe rientrare nel mese di settembre) ma con pazienza, lavoro e tempo la squadra potrà solo che migliorare.
La prossima sarà una stagione dove si potranno tirare le somme, perché si dovrà vedere un miglioramento sotto tutti i punti di vista. Ci aspettiamo delle buone notizie dal mercato, sia in uscita che in entrata, da qui ai prossimi mesi. C’è da fare, e questa forse, è la notizia più bella.