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Reichart: “La Superlega sposa a pieno la meritocrazia. Sarà un progetto solo per i club europei…”

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Bernd Reichart, Ceo di A22, ai microfoni di Radio 24, ha parlato del progetto Supelega. Di seguito riportate le sue dichiarazioni:

Se mi hanno telefonato in queste ore?In molti, come può immaginare. Il dialogo che abbiano iniziato diciotto mesi fa adesso può finalmente essere portato avanti alla luce del sole, senza che i club possano essere minacciati. Quelli che ci hanno chiamato ci hanno detto di aver dovuto fare comunicati che non hanno indirizzato critiche verso la Superlega.

Questa è una nuova proposta rivolta a tutti e siamo certi di poter trovare una soluzione che migliorerà in modo sostanziale il football perché ce n’è bisogno. Prima di tutto bisogna dire che anche l’attuale Champions League esclude alcuni campioni dei tornei domestici. Ci sono alcuni vincitori di campionati che non vi prendono parte. Non è giusto. I campioni dei tornei nazionali sono trattati in maniera iniqua ed è ingiusto nei confronti del merito sportivo se qualcuno dalle leghe maggiori entra direttamente e altri, da quelle minori, deve giocare tre o quattro turni preliminari.

Ovviamente il nostro format è aperto a suggerimenti. Ci piacerebbe ricevere feedback, ma riteniamo ci sia un buon equilibrio tra apertura, con la possibilità per chi disputa un buon campionato di accedere al torneo, e l’obiettivo di dare stabilità e crescita grazie al fatto di partecipare. Molte squadre in passato sono entrate in Champions League, penso ai campioni di Belgio, Scozia, Serbia o Austria, e poi sono uscite in dicembre. Questa non significa avere un’opportunità di crescita, ma partecipare a una lotteria. Con il nostro sistema, se hai disputato una buona stagione nel tuo campionato accedi alla Blue League, hai un minimo di 14 partite garantite tra agosto e aprile per consolidare il tuo percorso a livello europeo, giocando con i tuoi pari e provare a essere promosso alla lega superiore: questa è realmente un’opportunità di diventare un club diverso, investendo i ricavi che ottieni nella squadra, nelle infrastrutture, nelle academy e nel calcio femminile. L’attuale Champions League è una botta e via, non un’opportunità di crescita.

Se in futuro parleremo con club extra europei come ad esempio gli arabi? “No. Questo è un progetto europeo, da club europei e per club europei perché siano in grado di controllare la propria competizione europea transnazionale”.

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