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Prof. Bava: “La Juve non è obbligata a cedere gioielli. L’eliminazione dalla Champions non incide sul business plan”

Fabrizio Bava: Il business plan della Juventus e la necessità di qualificarsi alla prossima Champions League

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giuntoli ferrero scanavino

Fabrizio Bava, noto commercialista e professore presso il Dipartimento di Management “Valter Cantino” dell’Università di Torino, ha analizzato la situazione finanziaria in casa Juventus in seguito alla prematura eliminazione dalla Champions League per mano del PSV.

IL BUSINESS PLAN: “La recente sconfitta in Champions non incide sui risultati del business plan, perché i mancati introiti – quantificabili in una quindicina di milioni – saranno più che compensati dalla partecipazione al Mondiale per Club, i cui introiti non erano stati inizialmente considerati. Il business plan punta all’utile di bilancio al termine della stagione 2026/27. L’obiettivo della società è quello di raggiungere quella sostenibilità finanziaria che le consenta di camminare sulle proprie gambe. Ciò che non va fallito, né quest’anno né mai, è la qualificazione alla Champions che incide per circa 100 milioni l’anno. Questo fa capire come mai l’esclusione forzata dello scorso anno sia stata molto dolorosa per la società perché ha rallentato il processo di crescita”.


CHAMPIONS FONDAMENTALE: “Non è un caso che in estate sia stata rifatta sostanzialmente l’intera squadra, qualificarsi tutti gli anni significa anche consentire alla società di predisporre una squadra competitiva per la Champions, con la panchina più lunga rispetto a chi non si qualifica. L’obiettivo del business plan è raggiungibile se si rispettano le assumption del business plan, cioè le ipotesi: qualificarsi sempre e raggiungere gli ottavi. Raggiungendo gli ottavi probabilmente raggiungi il centinaio di milioni, la Juventus quest’anno ha degli introiti stimati sui 63 milioni, però bisogna aggiungerne almeno una quindicina dai match day: mancheranno circa 15 milioni sul totale previsto, non è così grave, ma quello che non ci si può permettere di mancare la qualificazione per la prossima Champions”.

INGAGGI E AMMORTAMENTI: “La Juve storicamente è sempre stata brava, nonostante non vada così avanti in Champions, la qualificazione alla massima rassegna continentale l’ha sempre raggiunta. La Juve è costruita con un carico di costi fissi che le consente di partecipare sempre alla Champions. Per raggiunre l’utile di bilancio a giugno del 2027 bisognerà continuare a ridurre tali costi, ovvero ingaggi e ammortamenti. Quest’estate è stato fatto un lavoro importante sugli ingaggi: salvo Dusan Vlahovic, gli altri sono tutti più bassi rispetto al recente passato. La ricostruzione ha riportato un incremento degli ammortamenti, nei prossimi anni bisognerà continuare a lavorare ancora sulla riduzione di questi due valori, magari con introduzione di qualche giovane dalla Next Gen, perchè riducono i costi, come successo con Yildiz, Mbangula e Savona, o attraverso il prolungamento di qualche contratto. Rispetto al rapporto 70% costi fissi-ricavi, richiesto dalla UEFA, per la Juve se si vuole raggiungere l’utile è necessario raggiungere una percentuale ancora più bassa: con il 70%, infatti, si chiuderebbe ancora in perdita”.

COSTI E RICAVI: “La riduzione dei costi è però legata all’aumentare dei ricavi: più la società farà crescere i ricavi, meno sarà necessario abbattere i costi: le stime del business plan parlano di 420/430 milioni di ricavi, più le plusvalenze, stimante in meno 70 milioni annui. Quest’anno sono state particolarmente elevate e lo saranno ancora di più se a giugno la società cogliesse qualche opportunità, come ad esempio la potenziale cessione di Cambiaso. Non si punta tanto alle plusvalenze, quanto a ricavi strutturali che possono essere ripetuti nel tempo”.

JUVE NON OBBLIGATA A CEDERE: “La Juve non è obbligata a cedere gioielli per rispettare il business plan, se lo farà sarà soltanto per evitare un ultimo aumento di capitale sociale – che non si può escludere – perché il bilancio a giugno sarà in perdita, salvo ulteriori cessioni, quindi potrebbe essere necessario un piccolo aumento di cpaitale sociale. Se si decidesse di proseguire con un capitale sociale basso o evitare un aumento di capitale, si potrebbero cedere un paio di giocatori per generare plusvalenza, ma questo non è legato al business plan, quanto ai rapporti con gli azionisti”.

Fonte: ilBianconero

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