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Juventus, conferenza stampa d’addio di Paratici

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Fabio Paratici, dopo undici stagioni lascerà la Juventus, il suo contratto, in scadenza il 30 giugno 2021, non sarà rinnovato.

In data odierna l’ex managing director Football Area della Juventus, è stato protagonista della conferenza stampa d’addio alla quale ha partecipato anche il presidente Andrea Agnelli. Di seguito riportate le loro dichiarazioni a JTV.

ANDREA AGNELLI

È bello ritrovarvi in presenza. Oggi l’obiettivo è quello di abbracciare dopo 11 anni insieme Fabio. Vorrei evitare domande di ogni genere su altri temi. Ci tengo a ringraziare Pirlo, il suo staff, Baronio, Gagliardi, Tudor, Bertelli: se devo analizzare la stagione, se la parola fallimento significa due trofei e Champions siamo disponibili a sbagliare ogni tanto… E’ stato un anno positivo, la pandemia, gli stadi vuoti, le bolle, momenti di difficoltà. Non sempre abbiamo trovato le risposte volute, ma da questa annata dobbiamo saper imparare dagli errori commessi. E’ la prima volta che mi trovo davanti a voi a parlare del ritorno di Max Allegri: ho visto la determinazione, la grinta, di ributtarsi in questa avventura in lungo periodo. Siamo tutti quanti felici. Ci sono state tante speculazioni sull’area sportiva: quando sarà completata, ci rivedremo in una nuova conferenza. Ora vedo grande determinazione in Cherubini, ma è un dote che abbiamo già conosciuto. Toccherei anche il discorso delle competizioni, io ho cercato per anni di cambiarle dall’interno anche perché i segnali di crisi erano già evidenti già prima del Covid. Quella Eca-Uefa del 2019 era un’ottima proposta già, e fu sostenuto da club di Subdivision 2, 3 e 4. La Superlega non è mai stato un colpo di stato, ma un grido d’allarme. La condizione principale che questo progetto portava è che da subito i club han cercato collaborazione con l’Uefa, trovando opposizione da parte di essa. Queste dichiarazioni arroganti hanno esercitato indebite pressioni in alcuni. Conoscendo l’Uefa, so che non tutti la pensano così. Il desiderio di dialogo con Uefa e Fifa è immutato. Gli stakeholder del calcio affermano che questo modello va cambiato: Juventus, Real Madrid e Barcellona sono determinate a raggiungere una riforma delle competizioni. Sono tre temi importanti, ma ai quali oggi non intenderei rispondere a nessuna domanda. Penso ai percorsi in questi 11 anni con Fabio, anche all’Under 23 e alle Women. Penso ai giocatori che ha portato qui: Tevez, Dybala, CR7 ne cito tre. Ringrazio tutti gli allenatori che sono stati con noi in questi 11 anni. L’unico rimpianto è quel Robin Van Persie, in una cena di 3 minuti a casa mia senza di me. Penso alla riunione Marotta Paratici Agnelli… Penso agli innumerevoli Juventus Day e a quelle chiamate alle 7 e mezza del mattino in cui pensavo subito alla sua incolumità per l’orario. Penso ai mojitos alle feste Scudetto. Alla Juventus è arrivato un ragazzo e va via un uomo, che ha grande curiosità. E’ istintivo, un uomo responsabile, ma soprattutto un uomo vincente. Ha gestito la Juventus in uno dei momenti più difficili della storia del calcio. Ci ha fatto giocare un calcio surreale e io penso che queste due stagioni che avete raccontato quasi normalmente, in realtà non c’è stato nulla di normale. Fabio ha avuto la bravura di gestire questo nel momento più complesso. Potevo pensare a mille aneddoti in questi 11 anni, ma ci siamo trovati nel mio ufficio e la cosa è stata naturale. Era il momento di intraprendere un percorso diverso. Per quello che vale per nome mio, grazie di tutto Fabio. Sono stati 11 anni fantastici. Ti chiedo per il futuro non chiamarmi alle 7 e mezza del mattino“.

FABIO PARATICI

Speravo continuasse a parlare il presidente… Mi sono scritto qualche bigliettino anche oggi che, come Federico sa, lascerò il qualche giacca. Ringrazio Andrea e la Juventus che mi ha dato quest’ultima occasione per salutarvi e per ringraziarvi. La sento come un onore, un privilegio. 11 anni nella vita di una persona sono tantissimi. Un’epoca: ho condiviso questa con tantissime persone, che sono arrivate, partite, e a ognuna di loro devo dire grazie. Non voglio dimenticare nessuno: parto dai calciatori, allenatori, staff, dirigenti, alle persone che sono più vicine a noi. Sono stati 11 anni meravigliosi, in un club speciale come la Juventus. Abbiamo vinto tanto, perso tanto. È stata una fortuna troppo grande per me passare dalla Juventus. E’ una grande fortuna per cui sarò sempre grato. Ho dato tutto quello che avevo, mi sono vissuto ogni momento e sono orgoglioso di come mi sono comportato. Ho ricevuto di più di quello che ho dato. Il supporto che hai alla Juve è unico: andrò in altri club e spero di trovare la stessa passione e lo stesso amore che ho trovato qui. Come professionista devo ringraziare anche il fatto di aver avuto un’autonomia totale: ho lavorato così, contando sulla fiducia di chi era al mio fianco. Tante volte in questi anni, vincendo, si ha l’opportunità di avere cambiamenti lavorativi. Per questo motivo non ho mai preso in considerazione l’idea di lasciare prima. Al di là di titoli e riconoscimenti personali, mi son vissuto ogni minuto, avendo la fortuna di lavorare nel miglior posto al mondo e con i migliori calciatori al mondo e della storia del calcio. Ho potuto condividere considerazioni, idee, pensieri, con quelli che per i miei figli sono eroi del calcio come Nedved, Buffon, Ronaldo, Chiellini. Ho lavorato con allenatori che mi hanno insegnato tanto come Pirlo, Delneri, Sarri, Conte. Non posso che essere riconoscente e grato anche e soprattutto ora che le strade si dividono. Spesso quando una storia finisce pensi che ti salga un po’ di rabbia, rancore: a me questa settimana non è salito niente. Penso che la Juventus sia fatta per renderti migliore e per questo sono orgoglioso, riconoscente, commosso e anche felice per quanto fatto“.

Sul momento più bello: “Il gol di Borriello a Cesena. C’è una foto molto bella di un abbraccio“.

Sui rimpianti: “Quando fai il nostro lavoro devi considerare tutto e avere una mente elastica. Devi essere in grado di cambiare idea, ci sono intoppi. Ci sono anche dei lati che voi non potete sapere del tutto e che indicano la strada. Dybala è un grandissimo giocatore che ha dato tantissimo alla Juventus e sono uno dei maggiori responsabili che lui sia venuti alla Juventus. Penso sia stato l’acquisto più rischioso, perché è stato un giocatore giovane pagato 40 milioni dal Palermo“.

Sui trofei: “La consapevolezza ce l’avremo tra 10 anni quando riguarderemo quanto fatto. Noi andiamo orgogliosi di quanto fatto in termini di titoli, ma c’è stato lo stadio, il J Hotel, il Museum, il J Medical, le Women e l’Under 23. Progetti che hanno comportato tantissima fatica e dedizione“.

Sugli aneddoti su Ronaldo: “Tutti gli aneddoti sono stati già svelati. E’ stata una trattativa molto veloce, diretta, che non ha avuto tanti momenti di empass. Quando hai a che fare con certi tipi di campioni sono molto decisi“.

Sui rimpianti per qualche cessione: “La risposta è no ma ripensandoci ce ne saranno stati. Noi prendiamo decisioni in quel dato momento, bisognerebbe contestualizzare in quel momento e non dopo anni. Il migliore è quello che sbaglia meno non quello che non sbaglia“.

Sui giocatori a cui è più legato: “Io sono legato a tutti i giocatori che ho portato, trattato. Cherubini sa bene quanto io mi arrabbi se non riusciamo a portare un giocatore di 15 anni. Se devo dirne uno dico Barzagli, che è stato con noi tanti anni ed è stato quello più sottovalutato. Noi sappiamo il valore del giocatore e della persona“.

Sul primo giorno alla Juve: “Abbiamo tante giornate belle e tanti aneddoti che abbiamo condiviso con Pavel, Marotta e Cherubini. Il primo giorno siamo andati io e Marotta a casa di Andrea e ci siamo parlati. Abitava in centro, e siccome erano le 7 e mezza mi ha detto ci vediamo al ristorante. Io ero un po’ agitato: sono andato lì alle 8 e mezza, in una trattoria bellissima, ma ho pensato di aver sbagliato posto. Poi l’ho visto arrivare e mi son rincuorato“.

Sul futuro: “Oggi non mi sembra il momento e l’ideale parlare di altri club. Posso dire che la mia famiglia spera che io trovi lavoro velocemente. È una fortuna troppo grande passare alla Juventus. Spero di imparare tante altre cose comunque, questo è insito nell’esperienza. Altri club avranno altro Dna, non meno interessante, ma mi porterò con me tante cose“.

Sul momento più difficile: “Non saprei dirne uno. Quello che dico sempre è che in 11 anni abbiamo preso 4/5 decisioni al mese molto pesanti, che non ti fanno dormire la notte. Pensare che ogni mese ne hai 4 o 5: penso che quelli siano momenti difficili da affrontare“.

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Collaborazioni: Juventus Planet.
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