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Torricelli: “Dopo la morte di mia moglie ho lasciato il calcio. Ora i miei figli sapranno la verità”

Moreno Torricelli: “Il calcio mi ha dato tanto, ma dopo la morte di Barbara ho scelto la vita vera”

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In una lunga e toccante intervista rilasciata al Corriere della Sera, Moreno Torricelli – ex terzino di Juventus e Fiorentina – si è raccontato a cuore aperto, ripercorrendo non solo la sua carriera ma, soprattutto, il dramma della perdita della moglie Barbara, scomparsa a soli 40 anni. Un dolore che lo ha segnato profondamente, spingendolo a lasciare il mondo del calcio per dedicarsi alla famiglia e a una vita più semplice, ma autentica.

“Giocarlo sì, guardarlo meno”

Torricelli ammette che il calcio giocato gli manca, ma non quello televisivo:

“Giocarlo sì, quello in tv meno. Tutti i giorni una partita… ormai è diventato nauseante”.

Dalla panchina agli attrezzi

Oggi la sua vita è cambiata radicalmente. Vive a Lillianes, un piccolo comune della Valle d’Aosta, dove si dedica a lavori artigianali:

“Durante il Covid mi sono rimesso a impregnare i balconi in legno. Quando avevo bisogno di macchinari, chiedevo a Carlo, artigiano da tre generazioni. Dopo la pandemia mi ha detto: ‘Guarda, sono solo e ho molto lavoro. Perché non vieni a darmi una mano?’ Se c’è da montare delle finestre vado”.

Dalla Juve al Giappone

Torricelli ripercorre anche gli inizi della sua carriera, quasi da favola:

“Mi ero fatto notare fra i dilettanti e un dirigente mi segnalò a Furino, allora responsabile del settore giovanile della Juventus. Vengo convocato per un’amichevole. A fine partita mi ferma Trapattoni: ‘Abbiamo tre test in una settimana, prendi ferie e vieni a Torino’. Gli piaccio, parto per la tournée in Giappone, torno e firmo il contratto sul cofano di una macchina. Passo da uno stipendio di due milioni di lire a 80”.

Il legame con Del Piero

Un ricordo tenero è quello con Alessandro Del Piero, arrivato a Torino un anno dopo:

“Di lui avevo letto già tanto, era il nuovo fenomeno del calcio italiano. Stavamo spesso insieme, eravamo i più giovani. Veniva a casa mia a mangiare, mia moglie parrucchiera gli tagliava i capelli”.

L’amore di una vita: Barbara

Torricelli racconta l’inizio della storia con sua moglie Barbara con emozione:

“L’ho conosciuta a 15 anni. Lavorava con mia cugina. Un giorno decidono di pranzare insieme. Mentre ero al bar dei miei genitori, entra mio zio: ‘Corri a casa, dammi retta’. Monto sulla bici, la vedo. Mi innamoro”.

La malattia e il silenzio

Il dramma della malattia ha segnato la famiglia:

“Si manifestò poco prima di Natale. Era sempre molto stanca, aveva una febbriciattola costante. Le dicevo: ‘Fra poco andremo in vacanza e starai meglio’. Ma non migliorava. Tornati a casa, fa gli esami. La ricoverano subito. Dopo tre settimane di test i medici mi parlano chiaro: ‘C’è solo il 2% di possibilità di guarigione per ogni anno dal trapianto di midollo’. Non dissi niente, né a lei, né alla sua famiglia, né ai nostri tre figli. Non volevo togliere loro la speranza”.

Il momento più difficile è stato fingere che andasse tutto bene:

“Gestire le emozioni fingendo è stata la cosa più difficile di un calvario lungo 10 mesi. Ho detto la verità a tutti solo negli ultimi giorni. Ho pianto solamente lì”.

Il dolore dei figli

“Avevano 10, 11 e 16 anni. Non hanno mai saputo la verità. Non ho avuto la forza di dirgliela neanche dopo. La leggeranno per la prima volta qui”.

Addio al calcio

Durante la malattia, il campo era uno dei pochi sollievi:

“Allenavo il Figline. Passare due ore al campo era un sollievo, lì potevo essere me stesso. Ma poi è cambiato tutto. Ricevo un’offerta dal Crotone in Serie B, la rifiuto. Non potevo costringere i miei figli a lasciare casa. La perdita della mamma per loro è stata una mazzata incredibile. La famiglia è donna. L’attenzione e la pazienza che le mamme hanno sono totalmente differenti da quelle degli uomini”.

“La vita ti può dare tutto e far mancare tutto. Con Barbara ho vissuto 20 anni bellissimi, abbiamo avuto tre figli stupendi, due dei quali mi hanno reso nonno. Poteva durare di più? Certamente. Ma il viaggio è stato bello”.

Sogni semplici, ma veri

Oggi, i desideri di Torricelli sono concreti, legati alle persone che ama e alla terra che lo circonda:

“Che figli e nipoti possano stare bene e realizzarsi nella vita. E poi finire l’alpeggio di proprietà di Lucia. Lo sto rimettendo a posto, ho messo giù il parquet, fatto le pareti del bagno e la cucina. Ci sto lavorando da tre anni, se non mi spiccio mi butta fuori di casa”.

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