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Miretti: “Alla Juve non puoi avere paura di sbagliare. L’esordio fu un sogno, l’urlo dei tifosi mi ha fatto venire i brividi…”

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Fabio Miretti ieri ha consegnato la sua maglia nella “Wall of Dreams” di Vinovo, il corridoio speciale che collega l’area dedicata al Settore Giovanile con quella della Next Gen in cui sono appese le maglie dei giocatori provenienti dalle giovanili bianconere che hanno disputato almeno 50 partite nei maggiori campionati professionistici e in competizioni UEFA.

Il centrocampista della Juventus, poi, ha anche incontrato i ragazzi del settore giovanile, rispondendo alle loro domande dal centro del campo Ale & Ricky di Vinovo.

Sul ritorno a Vinovo: “Mi ricordo quando anche io venivo la sera ad allenarmi qui e mi vengono in mente un sacco di bei ricordi che ho condiviso con allenatori, compagni e membri dello staff. Tornare qui è una bella emozione e vedere qui vicino a me persone che mi hanno cresciuto è una bellissima sensazione“.

Dal settore giovanile alla Prima Squadra: “Il ritmo, la velocità delle giocate necessarie e la qualità degli avversari sono le più grandi differenze. Poi gli scontri, la fisicità, ci sono molte cose. Tutto diventa più difficile. La Next Gen servirà tanto per prepararvi a questo percorso. Quando si arriva tra i grandi serve personalità e non bisogna avere paura di sbagliare per mettere in campo le qualità costruite negli anni del settore giovanile. Quando ho iniziato ad allenarmi con la prima squadra, tutto il gruppo è stato fin da subito disponibile con me. Tutti cercano di aiutarti, ma sono consapevoli che se sei lì è perché hai qualità e quindi ti spronano a migliorare sempre e mettere in mostra le tue qualità“.

Sull’esordio: “Le emozioni dell’esordio sono state tante, è difficile descriverle a parole. Sicuramente felicità e tanto orgoglio, perché come quelli che sono qui sanno, arrivare a giocare in prima squadra è un sogno che si realizza. Sentire dire il mio nome urlato in coro dai tifosi è un’emozione enorme. Prima io ero dall’altra parte a gridare il nome dei giocatori, quando ho sentito urlare il mio mi sono venuti i brividi. Crescendo le emozioni cambiano, ma una cosa non cambia: la voglia di giocare a calcio, farlo bene e vincere le partite. Questa voglia di vincere la avevo da bambino e me la sono portato dietro“.  

Sulla crescita:Quando ero un ragazzino giocavo per divertimento, poi, crescendo, quello che all’inizio era un sogno è diventato un obiettivo, quindi ho lavorato duro per raggiungerlo. Sacrifici? Sono tanti e sono tutti quelli che fate anche voi. Andare ad allenamento dopo la scuola, tornare la sera tardi, magari andare via di casa a 15 anni e stare lontani dalla propria famiglia. Questi sacrifici ve li porterete dietro e saranno motivo di orgoglio per voi. Le difficoltà fanno parte del percorso, la differenza la fa il modo di affrontare le difficoltà e la voglia di trovare sempre una soluzione“.

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