PRIMA SQUADRA
McKennie si racconta: “Giocare in ruoli diversi è un’arma a doppio taglio, vorrei essere ricordato come uno forte in un ruolo”
Il centrocampista della Juventus Weston McKennie, si è raccontato a DAZN, dove ha parlato di Juventus, Nazionale e del compagno di squadra Weah. Le sue parole.
L’incontro con Weah: “Io ero “sotto ai radar”, ai tempi. Tutti pensano che sono in cerca di attenzioni ma è solo la mia personalità. Tipo, se sto guidando in città sono sempre quello con i finestrini abbassati e la musica a palla. Ma tutti pensano: “Vuole solo farsi riconoscere, bla bla”. Penso sia proprio una cosa americana. Quando lo faccio qui in Italia e mi accosto a un’altra macchina la prima cosa che fanno è guardarmi e tirare su i finestrini“.
Vita a Torino: “A lui piace dormire, torna dall’allenamento e va a letto. Io… più o meno uguale. Ma quando vado in città o in posti come questo (il bowling, ndr.), certe volte mi piacerebbe farlo in modo normale e starmene da solo. In America è molto più facile, se stai nella comunità calcistica ti riconosceranno, anche se lì seguono più basket e football, ma se vai in un ristorante di lusso o simili potresti beccare Jay-Z seduto vicino a te. E allora sì non sei nessuno, o meglio non sei così conosciuto“.
Sport preferiti: “Da giocare il calcio, se dovessi sceglierne un altro in cui essere bravo direi il football. La mia squadra preferita? Sperando che tornino al vecchio nome, i Washington Redskins, ora Washington Commanders“.
La vita in Texas : “Come te lo immagini, cavalchiamo i cowboys per andare a scuola… Nella mia zona c’erano molte aree agricole che si stavano sviluppando, crescere lì per me è stato stupendo perchè tutti i miei amici erano nello stesso quartiere sicuro. Ci vedevamo in casa di uno di noi e andavamo insieme a scuola o prendevamo l’autobus. Ci passo ogni volta che torno a casa, giusto per vedere com’è“.
Sul poster in camera: “Io avevo quello della Nazionale Italiana, quando alza la Coppa nel 2006. Ero in Germania quando ha vinto il Mondiale, c’erano parate e festeggiamenti. A quel tempo amavo Del Piero, Buffon, erano i miei idoli. Li adoravo al tempo con quella squadra, era folle. Ovviamente quando sono arrivato qui ero tipo: “Porca miseria, che figata!”. Abbiamo giocato entrambi con Gigi!“.
Sul ruolo di esterno: “Me lo immaginavo perché prima di andarmene, in inverno, avevo giocato quinto a destra quando si è infortunato Cuadrado ma sono sempre stato in grado di giocare in diversi ruoli che è un’arma a doppio taglio“.
Il ricordo che vuoi lasciare: “Alla fine della mia carriera vorrei essere ricordato come uno forte in un ruolo e non buono in tanti. Mi vedo come un 8, un centrocampista, ma come ho sempre detto farò di tutto per far vincere la squadra“.
La Nazionale USA: “Chiunque sceglierà il mister sarà forte, la nostra è molto più di una squadra, è una famiglia, la squadra più unita in cui sono stato“.
Pulisic: “Io gioco con Pulisic da quando ho 13 anni anche se nei club siamo sempre stati in squadre rivali, io allo Schalke, lui al Dortmund, ora Milan e Juve… Avevamo una partita il giorno del ringraziamento e le nostre famiglie erano in città un paio di giorni prima del match. Siamo andati a cena insieme e ci siamo fatti una foto, a quel punto tutti volevano ucciderci. Io pensavo solo che questa fosse una festa americana e la trascorri con amici e famiglia“.