PRIMA SQUADRA
Tudor: “Quando sei alla Juve devi crescere e vincere in fretta. Locatelli sarà il capitano”
Dopo l’esonero di Thiago Motta, la Juventus ha ufficializzato il ritorno in bianconero di Igor Tudor, che prende le redini della formazione bianconera con un contratto fino a fine stagione con opzione fino a giugno 2026. In conferenza stampa, Mister Tudor si presenta ai microfoni dei giornalisti. Di seguito riportate le sue dichiarazioni riprese da Juventusnews24:
Prende la parola Giuntoli: «Buongiorno a tutti, volevo cominciare questa conferenza ringraziando Thiago Motta e il suo staff per l’impegno profuso in questi mesi. Il rapporto con Thiago rimarrà grande, di stima, rispetto e confronto quotidiano. Potrà fare l’allenatore a grandi livello e gli auguro tutto il meglio. Le mie parole dopo il post gara di Firenze, dopo la pausa nazionali a mente fredda abbiamo analizzato l’andamento delle ultime gare e come sono avvenute ci ha dato preoccupazione. Abbiamo deciso di dare una sterzata perché è importante per la Juventus. Le nostre scelte sono andate subito su Igor, non solo per il suo passato alla Juve ma anche per le sue qualità tecniche, umane e morali. Igor rimarrà con noi fino alla fine della stagione, compreso il Mondiale per Club, poi ci siederemo attorno a un tavolo e la speranza è quella di continuare insieme perché ha qualità importanti per continuare il nostro progetto. Questa squadra può dare grandi soddisfazioni nel prossimo futuro e siamo fiduciosi per il futuro data la giovane età, l’esperienza di un anno tutti insieme. Potrà garantirci da subito una maggiore continuità».
PRIMI GIORNI ALLA JUVE – «Con qualcuno ci conosciamo già, prima faccio un ringraziamento al direttore, al club, per questa opportunità. Darò tutto, farò un lavoro giusto. Le emozioni ci sono, ma non solo per la Juve perché è un club che tutti vorrebbero allenare ma c’è voglia di fare lavoro, di fare bene, di raggiungere gli obiettivi. Credo tanto in questa squadra, c’è poco tempo di lavorare, ieri sono arrivati tutti ma non ci sono scuse. Nella mia vita non ho mai cercato scuse. Cerco responsabilità dai giocatori».
VLAHOVIC – «Ha fatto un bel gesto ma anche qualcun altro. È un giocatore fortissimo, sono felice di allenarlo. Non sono parole ma fatti, è speciale e ha tutte le doti che deve avere un giocatore di prima classe. È un motivatore, trascinatore, viene da un momento così. Abbiamo parlato, ha voglia di ripartire. C’è lui, c’è Kolo Muani, possono giocare insieme, si può fare tutto. L’importante è avere giocatori forti se no un allenatore non può fare niente. Ci sono giovani, è bello e stimolante. Ci vuole tutto ma quando c’è gioventù è una cosa bella».
KOOPMEINERS E YILDIZ – «Quando un giocatore è forte è facile trovare il ruolo. Ho visto tutti i ragazzi dispiaciuti, perché quando un allenatore va via è anche responsabilità loro. Allo stesso tempo li ho visti vogliosi, motivati di ripartire. Koop uguale, Kenan è un altro. Sono due giocatori con caratteristiche rare che possono e devono fare gol. Io proverò a trovare le posizioni giuste per farli rendere di più, questo è il mio obiettivo. Devono sentirsi a loro agio nel giocare dove possono rendere di più».
COME DEFINIRLO – «Sono belle descrizioni che so che a volte vanno in uno o in un’altra direzione. Mi considero un allenatore, nella mia carriera che ho iniziato abbastanza presto per via di infortuni, a volte posso essere particolare perché faccio scelte con il cuore. Se mi sento che è giusto io proseguo, se sento che non è giusto io vado a casa. Si vive il presente, il momento, anche nella vita. Avere 10 anni di contratto a me cambia poco. Io vorrei stare 10 anni qui ma faccio comunque il mio lavoro. Così va vissuta la vita da allenatore. Poi quello che succede in futuro non va controllato. Io farò l’allenamento di oggi, dovrò parlare coi giocatori, così va vissuta la vita».
LEADER DELLA SQUADRA –«Qualcuno l’ho conosciuto ieri, non posso dirlo dopo due o tre ore. Vero che questa gioventù, le generazioni sono diverse. La cultura è diversa di 20/30 anni fa, prima c’era tanta più personalità ovunque. Ma va anche detto che è stata presa una strada di cambiamento. Vero che sono anche tanti giocatori e può rallentare il percorso di crescita di una squadra. Questo aspetto è sottovalutato. Ma quando sei alla Juve non frega niente se sei giovane o vecchio, devi vincere e crescere in fretta. È un lavoro di tutti. La Juve è quel club che fa le cose giuste scegliendo le persone giuste. Se si sbagliano persone non si fa bene, ma questa è sempre stata la forza qui. Poi la cultura del lavoro me l’hanno trasmessa questi 7/8 anni qui, l’umiltà di Del Piero, Zidane, Montero. Si gioca Champions mercoledì si vince, si gioca con una squadra un po’ meno forte poi in casa ma allo stesso tempo nel riscaldamento c’era una voglia se non di più uguale a quella partita… Questo ho provato a trasmetterlo nelle squadre in cui ho allenato e voglio trasmetterlo anche qua».
CAPITANO – «Devono prendere tutti responsabilità. Tutti devono andare nella stessa direzione. Ma si tratta di costruire un gruppo. Il capitano sarà Locatelli, poi di altri due o tre nomi parliamo in questi giorni. Manuel è un ragazzo giusto, per bene, ha le doti giuste per fare questo».
SU QUALI TASTI BATTERE – «Io credo che bisogna lavorare su tutto, dare un po’ di spensieratezza. Dare anche la cattiveria mentale, di motivazione, e anche dal punto di vista tattico dare le cose giuste, lavorare su tutti gli aspetti e non trascurare niente. Lavorare forte consapevoli di quello che vogliamo dare».
DIFESA A TRE – «Ho fatto la difesa a quattro, a tre, pressing a uomo, a zona. C’è l’importanza di quello, è importante tutto, ma bisogna trovare l’assetto giusto per i giocatori che hai. Non fa quello la differenza, ma la voglia, lo spirito di sacrificio, lo stile. È tutto un compito dell’allenatore trasmettere quelle cose là».
PARAGONE CON LA JUVE DI THIAGO MOTTA – «Non posso paragonare la mia Juve con quella precedente. Io faccio il mio, vedo, e sabato ci sarà una conseguenza del mio lavoro. Spero di far vedere già qualcosa, lo spirito, il cuore. Tatticamente anche ma per le cose giuste ci vorranno due o tre settimane. Koop è un giocatore che viene da annate così ma è un giocatore forte con voglia di fare. Il mio compito è farlo rendere al massimo».
CHIAMATA DELLA JUVE E COSA HA DETTO ALLA SQUADRA – «Non ricordo, era una bella cosa chiaramente, è normale. Ho detto ai ragazzi cosa penso, era una settimana un po’ particolare per gli impegni delle Nazionali».
RICORDI ALLA JUVE – «Ho 20 anni, c’è Zidane nello spogliatoio, devo aspettare per la fisioterapia. È il mio turno, ma arriva Zizou e gli dico di andare lui e mi fa ‘Nono vai te’. Poi un’altra: tolgo le calze, le butto lì e arriva Del Piero e mi dice di non buttarle così, che non mi costava niente. Sono due cose belle di quello che è, dell’umiltà».
COCCOLE O MOTIVAZIONI ALLA SQUADRA? – «Diamo positività che c’è voglia di ripartire ma c’è da mettere il casco, voglia di ripartire, senza ansia e quella pressione da mettersi addosso che qua sappiamo qual è. Devono avere quella e anche altre cose».
QUAL E’ IL SUO CALCIO – «Non bisogna rinunciare a niente, bisogna fare tutto. Voglio gente che si diverta, bisogna sempre fare un gol in più, correre, difendere. Mi piace attaccare con tanti ma anche non prendere gol. Bisogna lavorare sulle preventive, il lavoro deve essere completo. Gestire, cambi durante la gara, prepararsi, questa è una direzione. Il calcio deve andare in direzione di essere sempre più interessante. Ma non bisogna trascurare niente come equilibrio».
ACCOGLIENZA DELLO STADIUM E SFIDA COL GENOA – «I tifosi sono sempre stati importanti e sabato ci sarà un bel supporto. Il club si ama, lo han sempre dimostrato. I ragazzi ci tengono, partiranno bene. La gara sarà difficile, un allenatore che sta facendo bene, è una squadra pericolosa. Vieira è un ragazzo per bene, un allenatore capace, riuscito a trasmettere le cose giuste alla sua squadra. Li rispettiamo tanto, consapevoli di noi e dei nostri mezzi».
KOLO MUANI E THURAM – «Ieri ho sentito Lilian, mi ha detto che se fa qualcosa di sbagliato dagli subito uno schiaffo. È educato. Khephren lo conosco da Nizza, è umile. Kolo è fortissimo, ci siamo conosciuti ieri. Sono contento di averlo, cercheremo di usarlo nel miglior modo possibile per la squadra».
JUVENTINITA’ – «Quella la senti, la annusi, parli, senti sempre nello spogliatoio cosa pensano i giocatori. Il cuore, l’appartenenza ci sta. Se no portiamo il più grande tifoso e lo facciamo allenare. Ci sono motivazioni, spunti tattici, un lavoro di tutto il club. I giocatori sono sempre protagonisti, facendo tutte le cose, capisce tutto in fretta come è fatto uno o l’altro allenatore».
DNA JUVE – «Ho parlato tanto di quella roba là, ho già detto».
GLI ALLENATORI AVUTI ALLA JUVE –«Ho preso tanto, non sono stata gente scarsa. Da Lippi, Capello, Ancelotti hanno vinto poco mi sembra. È stata una scuola di vita, di tutto. Mi hanno costruito quegli anni là. Ha influito tanto, sono gli anni della crescita di una persona».
POCO PERICOLOSI DA PALLA INATTIVA – «Non giudico, mi metto a lavorare. Non è educato da parte mia. I calci piazzati sono un aspetto importanti, difensivo e di attacco. È una parte che diventa sempre più importante nel calcio di oggi e bisogna lavorarci forte».
LIPPI – «È un allenatore che mi ha portato alla Juventus, è andato via e poi è tornato. Quando penso a quella persona penso alla Juventus. I modi di fare, di allenare, di comunicare. Gli voglio bene».
