PRIMA SQUADRA
Kaio Jorge: “Voglio stare alla Juve, ma non dipende da me. Allegri e CR7 fondamentali…”
Kaio Jorge ha rilasciato una lunga intervista a Tuttosport dopo il ritorno in campo. Di seguito le sue dichiarazioni.
Tre gol allo stadium: “Un momento davvero felice della mia vita, perché sono stato male e ho avuto paura di non riuscire a tornare a certi livelli. Ci ho messo voglia, determinazione, tanto lavoro e sono tornato. Quindi sono contento di quel giorno allo Stadium: è un punto di partenza”.
Calvario finito: “Prima avevo una paura incredibile di farmi male al ginocchio. Sapevo che si trattava di un problema serio e che sarebbe stato difficile tornare in perfetta forma: quando è successo ho immaginato un sacco di cose brutte. E avevo paura che il ginocchio non si sarebbe più ripreso. Invece grazie a Dio adesso sto bene e ora voglio cambiare la storia e rifarmi con gli interessi”.
Kaio Diverso? “Dopo quello che ho passato, rispondo: sì, certo. Mi sento diverso, più maturo, più deciso in quello che voglio fare. Questa situazione, l’intervento e la riabilitazione, mi hanno aiutato a ragionare in maniera diversa, anche nella vita di tutti i giorni, non solo nel calcio. Affronto tutto con un altro spirito, sono cambiato: prendo le decisioni giuste e ho dato il giusto valore alle cose. Sono rimasto tanto tempo fuori e quando ero fuori non vedevo l’ora di giocare, di stare con i miei compagni e andare ad allenarsi da solo era una sofferenza: poi ho capito che invece dovevo cambiare atteggiamento e ogni allenamento è diventato importante, dovevo dare tutto e non pensare al resto”.
Non poter aiutare i compagni “È stato frustrante e difficile: tutti i giorni venivo qui alla Continassa a fare trattamenti e allenamenti specifici da solo e vedevo i miei compagni. Ero triste, ma dentro di me sapevo che sarei tornato: questo mi ha motivato a dare tutto per recuperare. Quando perdi qualcosa che può sembrare scontato, come allenarsi in gruppo, ti rendi conto di quanto sia importante e di quanto ti possa mancare”.
Momenti difficili: “A otto, nove mesi dall’infortunio ho iniziato ad avere un po’ di fretta di tornare, quindi ho avuto un po’ di infiammazioni. E questa situazione mi aveva lasciato tanta preoccupazione: non vedevo l’ora di accelerare, non avevo abbastanza pazienza, quindi succedeva sempre qualcosina, qualche dolorino e mi spaventavo un po’”.
Chiesa: “Ho parlato con tanti calciatori che si sono dovuti sottoporre a interventi e tutti mi hanno rassicurato, mi hanno dato consigli e un appoggio concreto. L’infortunio di Fede è stato un po’ diverso dal mio, ma mi ha aiutato molto a non perdere la fiducia. Lui, Danilo e altri miei compagni mi sono stati vicino. Non posso nominarli tutti, perché sarebbe un elenco lungo, staremmo qui fino a domani… E poi magari rischio di dimenticare qualcuno e non sarebbe giusto”.
I brasiliani: “Danilo, Alex, Bremer, mi hanno dato una mano. E anche Bonucci, che con me è stato fantastico. Ho un ottimo rapporto anche con Rabiot e con Pogba che è davvero divertentissimo, abbiamo un ottimo feeling”.
Duro lavoro in Brasile: “Il mio fisioterapista e lo staff della Juventus erano in contatto costante: il lavoro era programmato e coordinato per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati, seguendo un percorso preciso. Sono molto attento anche all’alimentazione: mi attengo a una dieta che ho cominciato quando ero infortunato e la sto proseguendo. Così mi sento più leggero, mi sento meglio, anche questo aspetto è importante per il recupero”.
Le parole di Allegri: “Lo ringrazio tanto per queste belle parole: da lui ho imparato moltissimo, nei 5 mesi di allenamenti prima dell’infortunio ho acquisito sempre qualcosa, nei movimenti, nel posizionamento. Lui è bravissimo, come allenatore e come persona. Mi aiuta veramente molto”.
CR7: “Quando sono arrivato a Torino c’era Cristiano Ronaldo: io sono il suo fan numero uno e lui lo sa. Giocare con lui è stato grandioso, ho imparato tanto, mi ha trasmesso delle idee e mi ha dato tanti consigli.Beh sì. Ma tutti nella Juve mi hanno dato tanto. Tornando a Cristiano, anche come persona lui è super”.
Livelli alti qui: “È il mio sogno di quando ero bambino. Ho sempre voluto giocare in una grande squadra in Europa. Racconto questo aneddoto: quando si cominciava a parlare di Juve per me, ma prima che la trattativa fosse conclusa, ho iniziato a studiare l’italiano, volevo farmi trovare pronto. Il mio procuratore mi diceva: “Ma guarda che è presto, siamo ancora all’inizio”. Però io avevo deciso: sapevo che sarei andato alla Juve e volevo partire subito conoscendo la lingua”.
Ipotesi prestito: “Io vorrei giocare qui, nella Juve. Ma questo non dipende solo da me: devo parlare con la dirigenza e il mister per capire cosa sarebbe meglio per me, se andare in prestito per giocare un po’ di più o rimanere per imparare ancora. Devo ancora aspettare”.
Sulla famiglia: “Mia mamma è qui con me ed è stato importantissima durante il percorso di riabilitazione, nei momenti più duri. Mio papà è rimasto in Brasile, però ci sentiamo tutti i giorni. Famiglia e fede in Dio mi hanno aiutato tanto”.