PRIMA SQUADRA
Da Thiago Motta a Tudor, la svolta comunicativa Juve: niente silenzi, solo fiducia (Vlahovic, Kelly, Di Gregorio)
Da Thiago Motta a Igor Tudor, la comunicazione della Juventus cambia volto: nessun silenzio criptico ma fiducia al gruppo. Dal caso Vlahovic a Kelly e Di Gregorio, così il tecnico difende i suoi giocatori

In questa stagione la Juventus sta convincendo, pur con diverse lacune difensive. La squadra guidata da Igor Tudor sembra aver ritrovato quel fuoco che da sempre contraddistingue la Vecchia Signora, a partire da una comunicazione più schietta e trasparente, sia nei confronti della stampa che all’interno dello spogliatoio. Un cambio di passo netto rispetto ai silenzi e alla prudenza che avevano caratterizzato l’era Motta.
La comunicazione in stile Tudor
La comunicazione che sta accompagnando la Juventus è nettamente cambiata rispetto allo scorso anno, ma anche rispetto agli anni precedenti. Non più silenzi o dichiarazioni neutre, bensì un approccio diretto, schietto e protettivo, che mette al centro il gruppo. Igor Tudor ha scelto questa linea fin dal suo arrivo, e le sue parole lo dimostrano: difendere i giocatori, smontare le critiche non costruttive e riportare sempre l’attenzione sul concetto di squadra.
Non è un caso che, parlando dei gol subiti, l’allenatore abbia subito allontanato l’idea di processi o giudizi sommari: “Quando si parla di gol subiti bisogna vedere il concetto… non è il caso di fare processi ai gol subiti. Bisogna guardare il concetto della partita, perché vogliono dire una bella vittoria e un bel pareggio contro due squadre fortissime”. Un modo chiaro per stoppare sul nascere le polemiche e dare fiducia ai suoi.
Lo stesso atteggiamento si nota nelle difese personali dei singoli. Da Kelly, spesso messo in discussione e ora finalmente elogiato dopo i gol, Tudor non accetta etichette facili: “C’è stata tanta scorrettezza nei giudizi di questo ragazzo… lui ha fatto sempre bene, si è guadagnato tutto da solo e deve continuare così”. Parole che proteggono, ma soprattutto che restituiscono equilibrio al dibattito, senza lasciarsi trascinare dagli umori del momento.
E ancora, sul portiere Di Gregorio, Tudor non lascia margini di incertezza: “È un bel gran portiere, sarà il primo tutto l’anno. Io sono molto contento di lui. Non c’entra niente con quei sette gol”. Qui emerge la volontà di togliere pressione e garantire stabilità: un portiere sicuro del suo posto è un portiere più sereno, e dunque più forte.
Lo stesso vale per Vlahovic, che Tudor descrive meno pensieroso e più lucido, sottolineando il lavoro mentale fatto dal serbo e il clima positivo nello spogliatoio. Una conferma che la nuova Juve non si alimenta solo di tattica e risultati, ma anche di un dialogo costante, capace di rafforzare il gruppo e spegnere sul nascere qualsiasi critica.
Infine, Tudor non si sottrae nemmeno quando le domande lo riguardano direttamente: “Di me non me ne frega, non dò importanza ai giudizi… devo vivere tranquillo”. Un modo per spostare ancora una volta i riflettori dalla sua figura al collettivo, proteggendo l’ambiente e dando un segnale chiaro: in questa Juve il focus resta solo sul campo.
Una comunicazione diversa, che non lascia spazio a processi sommari né a etichette facili, ma che diventa un’arma in più. Perché oggi la Juventus di Tudor non solo gioca, ma parla e si difende con una voce nuova, decisa e soprattutto compatta.