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CHAMPIONS LEAGUE

Juve, Vlahovic dall’inferno al paradiso: quando il calcio è questione di testa

Dusan Vlahovic trascina la Juventus contro il Borussia: doppietta, assist e mentalità vincente. Dall’inferno al paradiso, quando il calcio diventa soprattutto una questione di testa

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Che il calcio sia una questione di testa può sembrare un cliché, ma la verità è che mai come oggi l’equilibrio mentale conta. Un tempo serviva per resistere alle pressioni del campo, oggi serve anche per sopportare il peso dei social e delle critiche mediatiche.

Lo sa bene Dusan Vlahovic, che al termine del rocambolesco match di Champions League contro il Borussia Dortmund ha dichiarato: “In questi mesi sono state dette cose non vere sul mio conto”. Parole pronunciate, questa volta, con leggerezza, perché il serbo aveva già parlato con i fatti: due gol, un assist pesantissimo e un impatto devastante sulla partita.

Non è stata la solita esultanza polemica. È sembrata piuttosto la rivincita di un ragazzo che ha imparato a gestire le pressioni, che ha accettato le critiche e ha deciso di rispondere prima con le prestazioni, poi con le parole. Nelle ultime settimane Vlahovic è diventato l’uomo in più della Juventus di Igor Tudor, sempre decisivo, sempre trascinante.

Il Vlahovic visto contro il Borussia ricorda i vecchi fasti della Fiorentina, quando ogni pallone toccato sembrava destinato a diventare gol. Eppure non si è mai nascosto, nemmeno nei momenti più bui. Ma magari, in più di un’occasione, è stato schiacciato dal peso della maglia bianconera, che si fa sentire eccome. La scorsa stagione forse è stata la più complicata della propria carriera: pochi acuti, tante ombre e panchine che potevano sembrare un segnale di resa. Ma il campo, giudice imparziale, oggi racconta un’altra storia: Dusan è tornato, o forse non se n’era mai andato davvero.

Vlahovic, mindset da killer contro il Borussia

La svolta si vede subito. Entra quando la partita sembra compromessa, ma non accetta il destino scritto. Segna, carica lo stadio con i suoi gesti, propaga energia ai compagni. I bianconeri lo seguono, al gol del del momentaneo pareggio lo Stadium lo acclama – lui annuisce ed entra in modalità Killer instinct – tanto che dopo il gol i suoi comopagni non corrono verso Kelly, autore della rete, ma tutti si stringono attorno a lui. Locatelli lo accompagna sotto la curva, è la sua notte, la sua rivincita.

E c’è anche un retroscena curioso. Dal momento del suo ingresso,  – Svensson, consapevole della sua pericolosità – lo marca con insistenza, lo provoca in continuazione. Dopo il gol del pareggio definitivo, Vlahovic lo guarda dritto negli occhi e risponde con un secco “speak, speak”. L’altro abbassa lo sguardo, prova una risposta incerta, ma è troppo tardi: la scena è già del numero 9 bianconero.

In definitiva, il calcio, come la vita, è fatto di momenti alterni. L’importante è saper reggere i colpi e ripartire. Dusan Vlahovic lo sta facendo nel migliore dei modi: segna, trascina e si prende la Juventus. Come scrisse tempo fa su un vecchio post Instagram: “Se ho imparato una cosa è che sono pronto a scendere all’inferno con te, se servirà a riportarti in paradiso. Forza Juve”.

 

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Foto: X Juventus

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