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Juve Next Gen, Chiellini: “La Serie B non vuole seconde squadre. Non dormivo la notte temendo la retrocessione”

Dentro la Juventus Next Gen: visione, sfide e futuro secondo Claudio Chiellini

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CLAUDIO CHIELLINI next gen

Il magazine Ultimo Uomo ha recentemente pubblicato un reportage approfondito sulla Juventus Next Gen, l’unico progetto di seconda squadra attualmente attivo in Italia. Al centro del racconto, l’intervista a Claudio Chiellini, responsabile del progetto bianconero, che ha offerto uno sguardo diretto e appassionato sulla nascita, l’evoluzione e le sfide di una realtà ancora poco compresa dal calcio italiano.

Le polemiche e le resistenze culturali

Per Chiellini, uno degli ostacoli principali è il clima culturale e istituzionale che circonda le seconde squadre nel nostro Paese:

“In Italia è sempre difficile modificare gli equilibri consolidati, basta vedere quante polemiche accompagnano le seconde squadre quando vanno in giro sui campi. […] La verità è che la Serie B ha sempre respinto questa idea, dicendo che non avrebbe comunque voluto le seconde squadre in caso di promozione.”

Un pregiudizio, secondo il dirigente, che si basa su una percezione errata della facilità con cui una seconda squadra possa emergere in Serie C.

Le origini del progetto

La Juventus ha cominciato a lavorare al progetto ben prima della sua attuazione formale:

“Noi abbiamo studiato e immaginato questo sistema già nel 2015, facendo venire a Vinovo tutti i calciatori di ritorno dai prestiti, e facendoli allenare in attesa di novità dal mercato.”

Ma è solo nel 2018 che il progetto è diventato realtà.

“Ricordo i problemi iniziali, […] la difficoltà enorme a creare e trasmettere ai ragazzi un’identità di squadra. […] Dovevano creare da zero la propria identità.”

Il problema del poco seguito

Uno dei crucci maggiori per Chiellini resta la scarsa attenzione da parte del pubblico juventino:

“Mi dispiace molto, stiamo lavorando per migliorare la situazione da questo punto di vista, ma ad oggi purtroppo non abbiamo un vero seguito di pubblico. […] È un peccato che i tifosi della Juve non vengano a vedere la Next Gen.”

Chiellini sottolinea come seguire la Next Gen significhi avere l’opportunità unica di vedere da vicino i futuri talenti della prima squadra:

“Penso per esempio a Yildiz o Huijsen. […] La settimana dopo Yildiz segnava in Serie A contro il Frosinone.”

Le difficoltà stagionali e la mancanza di esperienza

Come ogni anno, anche la stagione in corso ha avuto un inizio complicato:

“All’inizio è sempre complicato, perché si ricomincia con un gruppo al 60-70% nuovo. […] È sempre difficile trovare equilibrio nei primi mesi.”

Chiellini riconosce che nelle fasi decisive della stagione, come i playoff, la mancanza di esperienza pesa ancora troppo.

I giovani oggi in prima squadra

Diversi protagonisti della prima squadra sono passati da qui:

“Yildiz era davvero speciale. […] Savona, Mbangula e Rouhi invece non hanno sempre fatto i titolari in Next Gen. […] Mbangula […] non ha mai avuto grande continuità.”

Un segnale di come, anche in contesti non lineari, il talento possa emergere e guadagnarsi uno spazio.

Un cambio di obiettivi

L’obiettivo iniziale era la promozione in Serie B, ma oggi la visione si è evoluta:

“Ci siamo resi conto con il tempo che non è necessariamente quella la dimensione. […] I migliori giocatori li puoi tenere e valorizzare lo stesso.”

Il rischio retrocessione e la proposta per la Serie D

Chiellini non nasconde le difficoltà vissute durante i momenti più critici della stagione:

“All’inizio dell’anno sembrava ci fosse il rischio concreto di non riuscire a raddrizzare le cose. […] Io non ci dormivo la notte.”

Ma per lui, la retrocessione non dovrebbe essere un tabù:

“In Spagna e in Germania è la normalità sia vincere campionati ed essere promossi, sia retrocedere. […] Bisognerebbe dare la possibilità di iscrivere le seconde squadre in Serie D.”

Una proposta chiara: aprire la Serie D alle seconde squadre, permettendo a più club di sperimentare il modello in modo sostenibile.

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