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Juve alla Casa Bianca, Weah: “Le parole di Trump? Mi ha sorpreso quando ha iniziato a parlare di Politica e Iran”

Juventus ricevuta da Trump alla Casa Bianca: Weah sorpreso dalle dichiarazioni politiche

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Alla vigilia dell’attesissimo debutto al Mondiale per Club contro l’Al-Ain, una delegazione della Juventus è stata ricevuta alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’incontro, istituzionale e simbolico, si è però trasformato in un momento inaspettatamente politico, suscitando reazioni tra i presenti.

Tra i giocatori bianconeri presenti alla visita figuravano Timothy Weah, Federico Gatti, Manuel Locatelli, Weston McKennie e Teun Koopmeiners. Al loro fianco anche alcune figure dirigenziali di rilievo: John Elkann, amministratore delegato di Exor, Giorgio Chiellini, Director of Football Strategy della Juventus, l’ad Maurizio Scanavino e il nuovo direttore generale Damien Comolli.

A far discutere sono state le dichiarazioni rilasciate successivamente da Timothy Weah, intervistato da The Athletic. Il giovane esterno bianconero, classe 2000, ha raccontato il proprio stupore per il tono e i contenuti dell’intervento di Trump.

“È stata una sorpresa per me. Ci è stato detto che saremmo andati alla Casa Bianca e non ho avuto scelta”, ha spiegato Weah. “Andare alla Casa Bianca è stata ovviamente una grande esperienza, essendo la mia prima volta, ma non sono uno che parla di politica, quindi non è stato divertente. È stato un po’ strano e mi ha sorpreso quando ha iniziato a parlare di politica, dell’Iran e di tutto il resto. Io voglio solo giocare a calcio.”

Le parole del figlio dell’ex stella liberiana George Weah riflettono il disagio di un atleta che si è trovato coinvolto in un contesto più grande di lui, lontano dai temi sportivi. Un episodio che, al di là della curiosità istituzionale, ha suscitato riflessioni sul ruolo pubblico dei calciatori e sui confini tra sport e politica.

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