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Paratici: “Alla Juventus abbiamo fatto qualcosa di incredibile. Il caso plusvalenze mi ha segnato parecchio!”

Fabio Paratici si confessa a gianlucadimarzio.com: dal caso plusvalenze ai ricordi indimenticabili in bianconero, fino al presente al Tottenham.

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Fabio Paratici, ex dirigente della Juventus, ha rilasciato un’intervista esclusiva a gianlucadimarzio.com: dal difficile periodo del caso plusvalenze al patteggiamento, passando per il suo legame con la Juve, il mancato approdo al Milan e il ritorno al Tottenham.

Il caso plusvalenze

“Per il mio carattere, quando ho affrontato questa situazione avevo vergogna di difendermi. Perché ci si difende quando si fa qualcosa di male: io dentro di me ho sempre sentito che non avevo fatto nulla. Ho vissuto per 11 anni pensando 24 ore al giorno alla Juventus e a come fare il meglio possibile, in termini sportivi e di relazioni. Quindi percepivo quasi la vergogna di dover dire che non avevo fatto nulla di male”.

Paratici ha raccontato la difficoltà di affrontare un procedimento giudiziario senza precedenti: “È stata una vicenda molto lunga. All’inizio ti senti spaesato, non capisci cosa sta succedendo perché non sei abituato. Poi ti confronti con situazioni nuove, che ti cambiano come persona. Nessuno ha mai spiegato che siamo stati condannati non per la valutazione distorta dei calciatori, ma per un principio contabile mai applicato prima, né dopo. È stata una vicenda molto popolare, ma fondata su un’interpretazione soggettiva”.

Il patteggiamento

“È stata una scelta responsabile: questa vicenda è durata 4 anni e mezzo. La squalifica sportiva era già stata scontata e il processo penale era solo all’udienza preliminare. Non avevamo certezze su come si sarebbe conclusa. Era diventata una vicenda mediatica e lavorativamente pesante. Per questo abbiamo deciso di chiuderla con responsabilità”.

Il mancato approdo al Milan

“Diciamo che siamo stati molto vicini. Se non si è concluso il matrimonio, non sto qui a chiedermi perché”.

Il ritorno al Tottenham

Paratici ha poi parlato del suo ritorno nel club inglese: “Sì, perché loro mi hanno fatto veramente sentire a casa. Sono arrivato a giugno 2021, poi a novembre c’è stata questa vicenda molto forte. E non è facile: sei in un posto in cui ti conoscono poco, hai paura che ti giudichino. Invece non mi hanno mai giudicato ma sempre aiutato. Sono rimasto da consulente per rispetto di un club che non aveva nulla a che fare con quanto successo. Alla fine della squalifica, ho ripreso il mio lavoro. Devo ringraziare tutti”.

Il suo ruolo e la filosofia da dirigente

“Ognuno di noi ha le sue caratteristiche. Io mi riconosco più come uomo tecnico. Ma quando hai un ruolo simile e una società ti dà risorse e investimenti, devi fare il massimo. Faccio questo lavoro da 22 anni, ma solo in tre club: Sampdoria, Juventus e Tottenham. Credo che il giudizio che conta sia solo quello di chi lavora con te”.

“Alla Juve abbiamo fatto un lavoro incredibile”

“La prima cosa che posso dire è che tutto ciò che si vince si dimentica, mentre quello che non si vince ti resta dentro. Mi rimangono più le finali perse con la Juventus o la Sampdoria. Penso alla Juve: ripetersi per 9 anni è difficilissimo. Più o meno per 3500 giorni siamo stati primi in classifica. Per farlo serviva lavorare ogni giorno con mentalità vincente. È stato qualcosa di incredibile, difficilmente ripetibile”.

La nuova Juve e la scelta di Spalletti

“Questa è una domanda che mi faceva arrabbiare quando ero alla Juventus: come si può giudicare da fuori? Io non mi sono mai permesso di dare consigli a chi lavora”.

Sul nuovo allenatore bianconero: “Sono molto legato a Tudor, mi spiace per come sia andata. Luciano Spalletti è un grande allenatore, gli auguro tutto il successo possibile”.

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