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PRIMA SQUADRA

Evra: “Allo United in vacanza, alla Juve sembrava di essere all’esercito. Dybala aveva problemi con Allegri”

L’ex terzino francese si confessa: dagli allenamenti infernali alla sorveglianza quasi militare, fino ai retroscena su Dybala e Coman

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Patrice Evra non è tipo da mezze misure. E in un’intervista rilasciata al canale YouTube SDS, riportata da Tuttosport, l’ex difensore di Manchester United e Juventus ha alzato il velo su cosa significhi davvero indossare la maglia bianconera. Un racconto intenso, ironico e a tratti crudo, che svela l’identità profonda della Vecchia Signora, tra disciplina ferrea e aspettative altissime.

ALLA JUVE
“Quando sono andato alla Juventus, mi sono reso conto di non essermi mai allenato così duramente, nonostante nove anni allo United. In confronto a quello, ero in vacanza. Pazzesco… Come terzino, poi, volevano che corressi 15 km a partita. Ma eravamo la Juventus, quindi avevamo molto possesso palla, quindi in qualche partita ne ho corsi 10-12.
Poi, il giorno dopo, non è un giorno di riposo: fai la sessione di allenamento e devi correre per altri 15 km. La Juventus fa analisi, hanno i computer… non puoi barare. Ti controllano il battito cardiaco. Una volta a settimana. E poi gli esami del sangue, controllano cosa mangi, qualsiasi cosa.
Quando andavamo a dormire a casa, avevamo uno strumento che dovevi mettere prima di dormire, così sapevano esattamente quante ore dormivi.”


RISTORANTE
“Ricordo il primo giorno che ho firmato: sono andato al ristorante e ho ordinato della pasta alla carbonara e tutto il resto. E la cameriera, come se mi conoscesse, ha detto: ‘Oh, Mr. Evra, stia attento. Domani ha l’allenamento, deve correre…’.
Mi ricordo anche di me e Pogba. A volte ho visto persone con porzioni abbondanti, altre normali e altre senza niente, sai. Io e Paul siamo andati in cucina e in realtà c’era la foto di ogni giocatore con un colore.
Se hai una porzione verde, hai una buona porzione. Arancione, tipo media. E ti assicuro che una porzione verde è come il digiuno, è come il Ramadan.”


HO VISTO GIOCATORI PIANGERE
“Ho visto grandi giocatori che hanno firmato per la Juventus e dopo due allenamenti hanno iniziato a piangere. Dicevano: ‘Questo non è calcio’. E parlo di giocatori che hanno giocato per grandi club in Spagna. Capisci cosa intendo? No, no, seriamente. Non ho mai visto una cosa del genere.
Ed è anche per questo che non si possono paragonare i campionati. Dico sempre che la Premier League è come due lottatori: tu mi dai un pugno, io te ne do un altro. In Italia, invece, è più come una partita a scacchi. Si analizzano anche i calci d’angolo. Devi essere molto maturo, molto paziente. E corri come un matto.
Io, a dire il vero, sono arrivato alla Juventus a 33 anni e non mi sono mai sentito così. Neanche a 20 anni ho mai fatto questa quantità di cardio. I miei primi tre mesi ho fatto davvero fatica, perché ti alleni anche il giorno della partita.
Non è come andare a fare una passeggiata, come facciamo noi in uno stadio. Vai ad allenarti, un sacco di esercizi ogni volta. Mi dicevo: ‘Ma la partita è in ritardo? Non giochiamo stasera?’. È proprio un altro livello.”


DYBALA
“Mi ricordo quando è arrivato. Lo hanno ammazzato. Buffon, Chiellini, Barzagli… Dicevano: ‘Dai, Patrice, questa non è la maglia del Palermo, questa è la Juventus. Non è una maglia facile’.
Io sono andato da lui e gli ho detto: ‘Paulo, perché non giochi libero di testa? Pochi giocatori hanno il tuo tocco di palla’.
Ho visto nella mia vita Messi e Dybala. Wow… Ti assicuro che quando tirava centrava la porta 9 volte su 10. Quindi gli ho detto solo: ‘Liberati!’. Ma non ho mai visto un giocatore così dotato.
Ero vicino a concludere l’accordo con Dybala all’ultimo minuto per portarlo allo United. Ho parlato con lui, ho insistito davvero tanto… Sono rimasto piuttosto deluso quando ha lasciato la Juve.
Non avrebbe mai dovuto andarsene, ma aveva qualche problema con Allegri ai tempi. Che giocatore! Avrei voluto che firmasse per lo United. Sarebbe stato grandioso. Ricordo quell’estate e la sua grande personalità.”


COMAN
“Era triste perché avrebbe voluto giocare ogni singola partita. Ma era solo la mentalità italiana che lo considerava troppo giovane.
E poi vedi cosa ha fatto al Bayern, perché è anche un giocatore sottovalutato, persino in nazionale francese. Quando ha lasciato la Juve… wow. Ha lasciato il PSG, poi la sua carriera è impazzita.
C’era un periodo in cui vinceva sempre. Vinceva il campionato ogni anno. Finché, oltre al campionato, ha vinto anche il premio di migliore in campo della finale di Champions League, segnando il gol della vittoria. Cavolo.
Chi vince sui 100 metri tra Henry, Mbappé, Dembélé e Coman? Coman, fidati.”

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