GIOVANILI
Cherubini: “La Juve è tornata a vincere con 6 giocatori del settore giovanile, questo fa capire l’importanza del progetto”
Cherubini ha parlato a margine della conferenza stampa di presentazione e lancio dei primi 100 calciatori candidati al Golden Boy 2024
Federico Cherubini, dirigente della Juventus, ha parlato a margine della conferenza stampa di presentazione dei primi 100 calciatori candidati al Golden Boy 2024. Le sue parole riprese da TMW: “C’è un ranking delle federazioni che misura la salute del movimento federale ed è dipeso dai risultati della nazionali. Questo dipende anche dal lavoro dei club. Nei cinque principale paese europeo per capire. Guardando i dati della Francia viene fuori un paragone quasi imbarazzante per l’Italia. In questo momento Spalletti può costruire la sua nazionale su 200 giocatori che giocano in Italia e soltanto 18 nei cinque campionati europei e solo 4 hanno superato gli 800 minuti. In Spagna il 21% dei giocatori sono formati dal settore giovanile. Noi siamo ultimi in tutto Europa ed è paradossale quando cerchi la sostenibilità. Avere il 20% dei giocatori formati dal settore giovanile ti permette di rendere il tuo club sostenibile”.
Da cosa dipende tutto questo? Forse troppi stranieri?
“C’è una riflessione da fare. Noi in Italia facciamo il settore giovanile un po’ perché la Federazione ci impone questo. I primi 20 club italiani hanno prodotto giocatori per 6,3 miliardi, il Barcellona da solo 3,4. Guardando anche solo le tre migliori squadre portoghesi hanno prodotto più dei 20 club Italiani. Bisogna iniziare a guardare il settore giovanile come un patrimonio”.
Quanto si investe nel settore giovanile?
“In Italia noi investiamo nel settore giovanile, ma forse in modo sbagliato. Noi spendiamo di più rispetto alla Spagna. Questo ci fa capire in Spagna sono straordinari. Negli ultimi cinque anni in Italia si è investito molto di più rispetto agli altri Stati a livello di centri sportivi. Il modello di riferimento per noi è quello sportivo”.
Cosa succede ai talenti italiani?
“Una delle differenze per noi sta nel percorso. Ogni anno una classe di età finisce il percorso del settore giovanile e mediamente sono 400 in tutta Italia. Molto arrivano all’Under 19 poi il 96% finisce in un limbo tra prestiti o rimanere nel club come fuori quota. Su 400 giocatori solo 3% riesce ad andare in prima squadra. La differenza è nel percorso e va gestito questo limbo e in Juventus abbiamo deciso di creare un’area prestito nel 2012. Non c’è alternativa al prestito in Italia e abbiamo creato una squadra che fosse dedicata ai nostri giocatori in prestito per assisterli in tutto. Poi nel 2014 abbiamo deciso di mandarli in prestito all’estero, però anche a livello economico era difficile e i dati erano sconfortanti perché i giocatori erano utilizzati meno del 40%. A questo punto abbiamo creato la Juventus U23. Solo in Italia non c’è un sistema di seconde squadre in Europa. Quando abbiamo iniziato a parlarne in Italia ci hanno detto che non andava bene, perché veniva definita un parcheggio dei giocatori meno bravi. Guardando alla Spagna abbiamo visto campioni come Xavi, Pedro, Puyol e Victor Valdes sono passati dalle seconde squadre. La seconda squadra è un passaggio formativo per i grandi campioni. Abbiamo preso come modello quello spagnolo per parlarne in federazione”.
Un confronto tra il percorso italiano e quello spagnolo.
“Esempio di due giocatori che abbiamo vissuto in Juventus come Spinazzola e Morata. Spinazzola, nei primi tre anni post Primavera, ha cambiato 5 squadre giocando 16 partite da titolare, quindi un percorso molto lento. Morata, nello stesso periodo, ha giocato 85 partite nel Castilla segnando 44 gol e contemporaneamente giocava anche la Champions con il Real. Due percorsi molto diversi che spiega la difficoltà ad uscire dai settori giovanili italiani”.
Poi è nata la seconda squadra della Juventus:
“Sono stati molto importanti Uva e Costacurta. 7/8 squadre erano molto interessate ma c’era solo un posto e siamo partiti noi. Possiamo utilizzare solo 7 stranieri e con un sistema di regole molto complesso che ha reso tutto difficile. Abbiamo iniziato male con 5/6 sconfitte e in tutti gli stadi non ci volevano. L’idea è che le seconde squadre stanno usurpando un posto ad altre. È stata dura. Abbiamo investito diversi soldi e non riuscivamo a creare un percorso diretto tra seconda e prima squadra, esordivano solo in alcune situazioni per qualche infortunio. All’inizio hanno esordito soltanto 24 giocatori. A Marzo del 2022 dovevamo evolvere e creare un processo più ampio passando dalla Juventus U23 alla Juventus Next Gen. Abbiamo deciso che dovevano partecipare almeno 3 giocatori della NG nella rosa della Juventus. Ci sono stati delle stagioni in Juve, dove abbiamo dovuto togliere dei giocatori dalle liste Champions perché non ne avevamo quelli settore giovanile. Nella stagione di Sarri abbiamo escluso: Mandzukic, Khedira ed Emre Can. Così successivamente abbiamo deciso di creare valore e abbassare i costi. Adesso siamo alla fine del primo biennio NG e siamo abbastanza soddisfatti perché abbiamo 6 giocatori della Next Gen con più di 200 presenza. Poi abbiamo calciatori importanti come Soulè, Barrenechea, Huijsen e Barbieri che speriamo di poter rientrare. Abbiamo ridotto i costi del 24%. Il progetto Next Gen rimarrà per tanti anni nel futuro”.
Adesso altri vogliono creare la seconda squadra:
Si, però per entrare il Milan deve fallire l’Ancona. Come può un sistema virtuoso sperare questo? Serve sedersi intorno al tavolo e vedere se si possono cambiare le norme. Questo porterebbe grandi benefici al calcio italiano”.
La vittoria della coppa Italia con 6 giocatori del settore giovanile.
“La Juve è tornata a vincere con 6 giocatori del settore giovanile. Tutte storie diverse, perché 3 hanno fatto tutto il percorso formativo (Miretti, Kean, Nicolussi Caviglia), uno arrivato da noi con uno scambio come Fagioli e poi Iling e Yildiz che hanno fatto sia Primavera e che Next Gen. La vittoria con 6 giocatori del settore giovanile fa capire l’importanza di questo progetto. Abbiamo vinto pochi campionati nel settore giovanile, ma abbiamo pensato alla valorizzazione e alla crescita per il futuro dei ragazzi”.