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PRIMA SQUADRA

Conte: “Ho un sogno che tengo per me, ma i matrimoni si fanno sempre in due…”

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Antonio Conte

Antonio Conte ospite della trasmissione Belve su Rai 2. Le parole dell’ex allenatore della Juventus, riprese da JuventusNews24:

Belva: “Non nasco belva, ci divento durante l’infanzia per proteggermi. Ti proteggi dalla strada. Ci diventi nella vita quando incontri alcune situazioni. Si dice morte tua vita mia. Una delle due squadre deve soccombere. Il mio segno zodiacale è il leone”.

Parla solo di calcio: “Non è proprio vero, fuori dal lavoro non mi piace parlare di calcio. Mi piace anche contornarmi di persone che non c’entrano niente col calcio”.

Non pensa al calcio: “Cerco di non pensarci quando sono a casa. L’allenatore si porta il lavoro a casa però…”.

Carattere: “Sono molto diretto. Odio i giri di parole, mi piacciono le persone dirette come me nel bene e nel male. Permaloso? Sì, un po’ sì”.

Conte si accetta: “Accetti il mio modo di essere, devi sposare il mio modo, la mia idea. Accetti i miei pregi, i miei difetti, orientati a migliorare gli altri. Pregi e difetti? Non mi piace mentire, nei rapporti, voglio sempre essere schietto. Come difetto, a volte posso essere impulsivo, non sono paziente”.

Feroce: “Non è che sono feroce, sono esigente con me stesso e anche con gli altri. L’esigenza che ho è una ferocia, perché odio perdere e questo mi fa diventare feroce”.

Comandare: “Mi piace essere leader, penso di essere leader riconosciuto in tutte le squadre in cui vado. Mi piace, penso sia nato per fare questo”.

Cosa manca da giocatore: “Il talento. Da allenatore ho quel talento che magari da giocatore… Avevo una buona tecnica ma non avevo il talento di Zidane, Del Piero, talento di chi rimane nella storia del calcio”.

Solitario: “Sì quando perdo. La sconfitta non la vivo bene, preferisco viverla da solo”.

Sta male quando perde: “Sì, è vero. Perdere è un lutto, dura 36/48 ore. Per questo cerco di isolarmi, so di essere in questa maniera. Mi sento male, mi sento giù. L’importante è avere poi la rabbia di reagire alla sconfitta, alla disgrazia momentanea”.

La storia: “Ho la fortuna, e un pizzico di bravura, per scrivere qualcosa di storia a livello calcistico. Ma non sono sazio. Vorrei in futuro trovare una situazione in cui posso continuare a scrivere la storia”.

Estero: “Quando sei all’estero apprezzi la bellezza del nostro Paese”.

Sogno: “Me lo tengo per me, a volte i sogni rimangono solo sogni. I matrimoni si fanno sempre in due, un allenatore magari vuole una cosa per tutta la vita ma non si può”.

Contentezza post vittoria: “Il tempo della gioia è minore di quello della sconfitta. Dopo una vittoria a livello mentale c’è il benessere, te la godi la sera e poi a volte ti sveglio il mattino presto pensando alle difficoltà della prossima partita”.

Simpatico o antipatico: “Non lo so. Sono simpatico per i club e i tifosi che rappresento in quel momento e divento antipatico per tutto il resto”.

Juventus: “È sempre stata vista come la squadra da battere e da odiare. Giocare per la Juve non è da tutti, hai tutta Italia contro”.

Juve a 21 anni: “In quel momento mi sembrava tutto più grande di me. Davo del voi, era una cosa di grande rispetto. Il primo anno questo timore forse l’ho pagato a livello di prestazioni. Per non tornare da sconfitto ho tirato fuori unghie e denti affilati per rimanere alla Juve”.

Sesso prima della partite: “Avendo un trascorso da calciatore ho delle esperienze pratiche che posso trasferire. Non è che uno può mettere dei limiti e proibire alcune situazioni, però nell’imminenza della partita consiglio di fare il minimo sforzo possibile. Significa essere passivi, l’altra parte deve essere molto attiva. Consiglio di farlo con la propria moglie? È vero, ma l’ho detto per responsabilizzare la moglie (ride ndr). Se la partner non è quella abituale sei sotto stress e vai in eccesso”.

Controllare i giocatori: “A me non piace controllare il giocatore. Quando poi c’è la competizione o l’allenamento loro devono performare. Il consiglio ci vuole sempre, se dato per un buon fine e migliorare tutti. E per vincere”.

Come vive le partite: “Nel tempo non so se sono migliorato o peggiorato. Partecipo molto, ora meno rispetto agli inizi. All’inizio finivo senza voce, ora no. Non è che mi sono imborghesito, capisco che ci sono situazioni dove il giocatore deve prendersi responsabilità. È una questione di crescita professionale”.

Lasciare le squadre: “Quando decido di cambiare è che mi rendo conto di aver dato tutto e le energie sono finite. Se mi si chiede di prendere un giocatore io dico la mia”.

Mancini: “Non voglio entrare nel merito. Ha fatto qualcosa di storico vincendo l’Europeo, poi c’è stata la mancata partecipazione ai Mondiali che lascia delle ferite. Fossi stato io, dopo sarei andato via”.

Addii: “Devo sentire stimoli, deve avere stimoli. Addio più sofferto? Quello per cui mi sono pentito è quello alla Juventus, dopo 3 anni. Per le piccole cose vedi grandi problemi”.

Amici o nemici: “Più amici. La mia ferma volontà è quella di frequentare gente che non c’entra niente col calcio, creando amicizie diverse dal mio mondo. Il più amico? Ce ne sono tanti con la lettera a minuscola. Il più nemico? Con chi vende fumo… Gli incantatori di serpenti non mi piacciono”.

Mourinho: “Lui è un vincente. Ci siamo detti quello che pensavamo, poi ci siamo incontrati e stretti la mano. Ma apprezzo quello che mi dice in faccia, in quel periodo in Inghilterra c’era un momento caldo tra me e lui. Ora abbiamo risolto. In Inghilterra li chiamano ‘mind games’, ad attacco si risponde attacco. Io vengo dalla strada, non lo dimentichi mai, non ho paura di niente e nessuno”.

Roma e Napoli: “Sono due piazze che vorrei vivere per la passione che esprimono. Spero che un domani ci sia la possibilità di fare questa esperienza. Ci deve essere serietà e un progetto che mi dia la possibilità di avere un progetto per vincere”.

Squadre in corsa: “No perché sono situazioni già create prima”.

Voci Napoli e Roma: “Mah io non lo so, del Napoli lo sta dicendo lei. Con De Laurentiis spesso e volentieri ci parlo, abbiamo un rapporto personale. Il presidente ha sempre avuto grande stima, ma ha fatto una scelta all’inizio con Garcia. Le scelte che ha fatto in questi 19 anni di presidenza a Napoli han dimostrato che è un visionario. Futuro? Non so quando, mi piacerebbe a fine carriera allenare queste piazze passionali, che si sposano con me”.

Vittoria più bella: “Mia figlia, è la vittoria più bella. Capisci veramente cosa significa amare una persona”.

Belvata: “L’impulsività a volte mi ha portato a rispondere a maleducazione con maleducazione. È difficile che io manco di rispetto se non mi mancano di rispetto”.

Dito medio ad Agnelli: “Gli ho mostrato il dito medio, è stata una reazione ad una situazione in cui mi si era mancato di rispetto ed educazione. Non mi sono pentito perché non ho sentito pentimento dalla parte opposta. Poi ci siamo chiariti”.

Spavento: “La morte mi spaventa, il dover finire una storia mi spaventa. Sulla lapide cosa vorrei scritto? Ha dato tutto»”.

Chiedere scusa: “Non lo so se l’ho fatto con tutti ma ho imparato a chiedere scusa. Dal punto di vista umano abbiamo tutti un processo. Chiedere scusa è un onore. Se qualcuno mi deve delle scuse mi auguro che veda questa trasmissione…”.

Invincibile: “Sono sensibile, non mi vedo invincibile”.

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